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Documenti, 11/2013, 01/06/2013, pag. 338

La vita vera di un chicco di grano. Beato un mite (Messaggio dei vescovi di Sicilia)

I vescovi di Sicilia
«La sua mitezza – hanno scritto i vescovi siciliani il 23 aprile scorso – e la sua incessante azione missionaria, evangelicamente ispirata, si scontrò con una logica di vita opposta alla fede, quella dei mafiosi i quali ostacolarono la sua azione pastorale, con intimidazioni, minacce e percosse fino a giungere alla sua eliminazione fisica, in odio alla fede», il 15 settembre 1993. Per questo, vent’anni dopo, don Giuseppe Puglisi, parroco a Brancaccio (Palermo), è stato proclamato beato (cf. riquadro a p. 339 e Regno- att. 10,2013,267ss). Il rito di beatificazione si è svolto nel capoluogo siciliano il 25 maggio scorso, presieduto dall’arcivescovo di Palermo, card. Romeo, che nella sua omelia ha sottolineato: «Per portare frutto, il chicco di grano deve morire. “Gesù ha portato molto frutto quando è morto” spiegava il beato Puglisi ad alcuni giovani in ricerca vocazionale… In ogni sua scelta di discepolo, e nei 33 anni della sua vita sacerdotale, il beato Puglisi fu “chicco” perché ogni giorno accolse di morire poco alla volta nel quotidiano spendersi al servizio dei fratelli: in tutti i ministeri confidatigli dal vescovo, il suo fu un donarsi senza riserve, “per Cristo a tempo pieno”, come era solito ribadire».

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«La sua mitezza – hanno scritto i vescovi siciliani il 23 aprile scorso – e la sua incessante azione missionaria, evangelicamente ispirata, si scontrò con una logica di vita opposta alla fede, quella dei mafiosi i quali ostacolarono la sua azione pastorale, con intimidazioni, minacce e percosse fino a giungere alla sua eliminazione fisica, in odio alla fede», il 15 settembre 1993. Per questo, vent’anni dopo, don Giuseppe Puglisi, parroco a Brancaccio (Palermo), è stato proclamato beato (cf. riquadro a p. 339 e Regno- att. 10,2013,267ss). Il rito di beatificazione si è svolto nel capoluogo siciliano il 25 maggio scorso, presieduto dall’arcivescovo di Palermo, card. Romeo, che nella sua omelia ha sottolineato: «Per portare frutto, il chicco di grano deve morire. “Gesù ha portato molto frutto quando è morto” spiegava il beato Puglisi ad alcuni giovani in ricerca vocazionale… In ogni sua scelta di discepolo, e nei 33 anni della sua vita sacerdotale, il beato Puglisi fu “chicco” perché ogni giorno accolse di morire poco alla volta nel quotidiano spendersi al servizio dei fratelli: in tutti i ministeri confidatigli dal vescovo, il suo fu un donarsi senza riserve, “per Cristo a tempo pieno”, come era solito ribadire».
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