Documenti, 5/2012, 01/03/2012, pag. 142
Una sofferenza nascosta. Lettera pastorale sulle violenze sessuali nella Chiesa
«La principale lezione da trarre dal recente passato riguarda la rottura del silenzio. Si è taciuto, anche nella Chiesa». Probabilmente si sarebbero potute risparmiare alle vittime «molte sofferenze se si fosse incoraggiata più spesso la trasparenza»: dopo la stagione delle tempeste provocate dalle rivelazioni dei mass media, dall’alternarsi delle commissioni d’inchiesta e delle loro presidenze burrascose, dalla clamorosa perquisizione nell’arcivescovado di Malines-Bruxelles (Regno-att. 2,2012,9ss), è arrivata il 13 gennaio la risposta dei vescovi e religiosi belgi alla questione delle violenze sessuali su minori nella Chiesa. Essa riconosce innanzitutto di non aver ascoltato le vittime, di averne minimizzato i racconti, di aver favorito un «esercizio autoritario del potere». Ma soprattutto s’impegna in un percorso operativo che sia contemporaneamente «globale», «integrato» e che abbia al centro la vittima, lasciando a lei scegliere tra le diverse «forme di riparazione» che la Chiesa metterà in campo. Prima tappa sarà l’istituzione di «punti di contatto» in ogni diocesi, ai quali le vittime o le persone informate dei fatti possono rivolgersi.
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