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Documenti, 5/2011, 01/03/2011, pag. 155

Nel cortile dei gentili. Card. Gianfranco Ravasi

G. card. Ravasi
L’Università di Bologna ha ospitato il 12 febbraio scorso l’anteprima dell’apertura ufficiale del Cortile dei gentili, che avverrà a Parigi il 24 e 25 marzo prossimi. Il card. Ravasi aveva annunciato la nascita dell’omonima Fondazione giusto un anno fa, dopo che il papa aveva formulato l’idea parlando alla curia romana (Regno-doc. 1,2010,11). In questo «cortile», inteso non in senso storico ma in quanto «terra di confine», si sono incontrati – dopo la presentazione del rettore I. Dionigi – alcuni intellettuali, a dire che, se nessuno pensa «di aver già in sé tutte le risposte», il dialogo può fruttuosamente aprirsi in numerosi ambiti: ad esempio in quello sulla sostenibilità degli stili di vita (V. Balzani); nel dibattito pubblico sulla laicità (A. Barbera); nella ricerca filosofica onesta (S. Givone) che distingue l’ateismo da quel nichilismo pratico (M. Cacciari) che rischia di coprire come «una sorta di sudario» non soltanto la cultura ma anche la politica contemporanea. Riportiamo qui la presentazione pubblicata dal card. Ravasi su L’Osservatore romano e, nel riquadro a p. 156, un resoconto del suo intervento.

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Tra lavoro e festa. Dare casa alla salvezza. Il card. G. Ravasi al Congresso teologico-pastorale

G. card. Ravasi
«Famiglia, lavoro, festa: tre doni di Dio, tre dimensioni della nostra esistenza che devono trovare un armonico equilibrio. (…) Privilegiate sempre la logica dell’essere rispetto a quella dell’avere: la prima costruisce, la seconda finisce per distruggere»: nel pieno dei Vatileaks, la fuoriuscita dei documenti riservati vaticani, il papa ha preso parte a tre dei cinque giorni del VII Incontro mondiale delle famiglie ospitato a Milano, concludendo con queste parole l’omelia alla messa di domenica 3 giugno, celebrata nel parco di Bresso. Preceduto dal Congresso teologicopastorale (30.5-1.6) – di cui pubblichiamo la relazione del card. G. Ravasi – l’incontro è stato nelle parole del pontefice una «festa di Dio, [una] comunione della famiglia di Dio che noi siamo», una «grande esperienza ecclesiale», esprimendo egli visibilmente – anche nelle risposte date a braccio durante la «Festa delle testimonianze» del sabato sera – la propria soddisfazione per una manifestazione sincera di Chiesa come luogo dove le famiglie si sentono a casa, senza dimenticare aspetti problematici come quello del ruolo dei divorziati risposati nelle comunità ecclesiali.