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Documenti, 17/2008, 01/10/2008, pag. 557

Ritorno al fondamento. Sulla teologia della liberazione e il Documento di Aparecida

Clodovis Boff
Abiura, pugnalata alle spalle, tradimento a vantaggio dei censori romani: così agenzie, siti web e giornali italiani hanno presentato la posizione del teologo Clodovis Boff espressa nell’articolo che qui pubblichiamo, e che in realtà prosegue un confronto (tutto interno alla teologia della liberazione) che data da una decina d’anni (I parte; cf. Regno-att. 16,2008,509), articolandolo poi in riferimento ai contenuti del Documento di Aparecida (II parte). La pars destruens si concentra su tre affermazioni: l’analisi critica della teologia della liberazione è fatta per evitarne la morte, e «ricollocarla nei suoi fondamenti originari»; essa va inserita nella teologia sistematica condivisa dalle Chiese locali e dai teologi, «nell’organon della teologia generale con il suo “bagaglio sociale”»; ciò che le fa difetto è l’«inversione del primato epistemologico. Non è più Dio, ma il povero, a essere considerato come il principio operativo della teologia». E questo può essere «un errore fatale».

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