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Documenti, 17/2008, 01/10/2008, pag. 534

Gli istituti di scienze religiose. Istruzione della Congregazione per l'educazione cattolica

Z. card. Grocholewski, J.L. Brugues
Anticipata per larga parte dall’analoga nota normativa per il caso italiano (cf. Regno-doc. 5,2006,184), il 25 settembre scorso è stata presentata da parte della Congregazione per l’educazione cattolica l’Istruzione sugli istituti superiori di scienze religiose, che disciplina in via definitiva il percorso di formazione teologica accademica dei laici, distinto da quello dei presbiteri. Il documento riconosce agli istituti lo scopo di «promuovere la formazione religiosa dei laici e delle persone consacrate, per una loro più cosciente e attiva partecipazione ai compiti di evangelizzazione nel mondo attuale, favorendo anche l’assunzione di impieghi professionali nella vita ecclesiale e nell’animazione cristiana della società». Fra le caratteristiche maggiori, legate al cosiddetto «processo di Bologna», vi sono: i cinque anni di studio (il triennio di baccalaureato; il biennio di licenza), il sistema dei crediti, il numero e la qualità dei docenti stabili (almeno 4) e un congruo numero di studenti (almeno 75). La normativa è universale, ma non tocca alcune specifiche situazioni locali (per es. Germania, Svizzera e Austria, Stati Uniti ecc.).

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Documenti, 2009-17

L'insegnamento della religione nella scuola. Lettera circolare Congregazione educazione cattolica

Z. card. Grocholewski, J.L. Brugues
Non si può sostituire l’ora di religione con un «insegnamento del fatto religioso di natura multiconfessionale o di etica e cultura religiosa» senza con ciò stesso violare la libertà delle scelte educative delle famiglie – afferma la lettera cir colare della Congregazione per l’educazione cattolica ai presidenti delle conferenze episcopali di tutto il mondo, datata 5 maggio ma resa nota il 9 settembre scorso. Il dibattito che ne è sorto in Italia – complice anche una recente sentenza; cf. in questo numero a p. 563 – si è quindi soffermato sulla presunta volontà vaticana di proporre una sorta di «stato catechista». Tuttavia, come ha ribadito sia un articolo de L’Osservatore romano dell’11 settembre sia un’intervista a Radio vaticana di mons. A. Zani, sottosegretario della congregazione, la «distinzione tra catechesi e insegnamento della religione… è netta». Se la prima è un «percorso finalizzato all’interiorizzazione» dei valori della religione cattolica, nell’insegnamento confessionale con «profilo di qualità elevato» vi è un dialogo tra saperi, «strumento privilegiato per la conoscenza e l’accoglienza dell’altro».