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Documenti, 11/2007, 01/06/2007, pag. 377

Il problema del «genere»

J. Arènes
«È quindi urgente, per il mondo cristiano e per tutti quelli che considerano la differenza come vettore di senso e di umanizzazione, sostenere una riflessione sull’approccio al maschile e al femminile sganciato dalle gerarchie della tradizione», dove la «differenza non sia disuguaglianza». È questo l’aspetto più costruttivo di quella galassia di studi che generalmente vanno sotto il nome di gender studies che anche il pensiero cristiano deve cogliere, ha affermato il noto psicanalista Jacques Arènes all’Assemblea plenaria della Conferenza dei vescovi francesi tenuta a Lourdes lo scorso 4 novembre (cf. Regno-att. 2,2007,5). Dal canto suo «la Chiesa detiene, nella tradizione, molti aspetti di una difesa di ciò che unisce uomini e donne, in una prospettiva in cui la diversità non è ciò che prevale, ma ciò che si configura in una ricerca d’unità». In questo modo «gli effetti stessi del genere, senza negare la possibilità che possano venire infiltrati dal potere, dalla rivalità e dall’invidia, diventano sede anche di una prassi vivente della differenza, (…) secondo una dinamica di apertura all’altro», la sola capace di motivare nuovamente le giovani generazioni alla trasmissione della vita.

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