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Documenti, 3/2005, 01/02/2005, pag. 124

Norme sugli affari religiosi

Repubblica popolare cinese
Entreranno in vigore il 1° marzo 2005 le nuove Norme sugli affari religiosi elaborate dal governo della Repubblica democratica cinese, sostituendo la precedente normativa del 1994 (Regno-att. 14,1994,425). I 48 articoli che le compongono non innovano molto. L’affermazione della libertà religiosa è subito ridimensionata dai controlli sulle registrazioni e le autorizzazioni. Essa non è un diritto originario ma derivato dall’autorizzazione dello stato. Qualche spiraglio è legato a un silenzio e a due affermazioni. Il silenzio è relativo alle cinque religioni finora riconosciute (buddhismo, taoismo, islam, cattolicesimo, protestantesimo), che può alludere ad altri riconoscimenti verso le comunità ortodosse e ebraiche (ma non certo verso il Falun Gong). Le affermazioni sono quella relativa al carattere nazionale della legislazione, che dovrebbe contenere l’aleatorietà e le vessazioni più diffuse nelle singole normative provinciali, e quella che prevede e censura eventuali «abusi di potere» da parte dei funzionari locali degli uffici affari religiosi: difficoltà che le comunità religiose denunciano da sempre.

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Documenti, 2018-17

Accordo con la Cina sulla nomina dei vescovi

Santa Sede – Repubblica popolare cinese

L’Accordo provvisorio sulla nomina dei vescovi, firmato il 22 settembre 2018 a Pechino da mons. Antoine Camilleri, sotto-segretario per i Rapporti della Santa Sede con gli stati, e Wang Chao, viceministro degli Affari esteri della Repubblica popolare cinese, «viene stipulato dopo un lungo percorso di ponderata trattativa e prevede valutazioni periodiche circa la sua attuazione». Insieme al Comunicato circa la firma di un Accordo provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica popolare cinese sulla nomina dei vescovi pubblichiamo anche: la Nota informativa sulla Chiesa cattolica in Cina, uscita lo stesso giorno, che riammette «nella piena comunione ecclesiale i rimanenti vescovi “ufficiali” ordinati senza mandato pontificio»; il comunicato della Sala stampa vaticana sull’Erezione della Diocesi di Chengde (da attribuire probabilmente al neo-riconosciuto vescovo Guo Jincai, che non aveva una diocesi); e la Dichiarazione ufficiale del segretario di stato vaticano, card. Pietro Parolin. «L’obiettivo della Santa Sede è un obiettivo pastorale, cioè aiutare le Chiese locali affinché godano condizioni di maggiore libertà, autonomia e organizzazione, in modo tale che possano dedicarsi alla missione di annunciare il Vangelo e di contribuire allo sviluppo integrale della persona e della società… Per la prima volta dopo tanti decenni, oggi tutti i vescovi in Cina sono in comunione con il vescovo di Roma» (card. Parolin).

Documenti, 2018-15

Libro bianco sulle religioni in Cina

Ufficio d’informazione del Consiglio di stato della Repubblica popolare cinese

«La religione è parte integrante della civiltà umana. Tutelare la libertà di credo religioso, gestire in maniera adeguata le relazioni religiose e adattarle ai nostri tempi e limitare e frenare l’estremismo religioso sono compiti comuni a tutti i paesi del mondo». Tuttavia «le religioni in Cina devono essere cinesi nell’orientamento» e si devono «adattare alla società socialista» sotto la guida del Partito comunista cinese. Sono i principi ispiratori del Libro bianco su Politiche e pratiche della Cina sulla protezione della libertà di credo religioso, presentato il 4 aprile 2018 dall’Ufficio d’informazione del Consiglio di stato della Repubblica popolare cinese, a 20 anni dal precedente Libro bianco sulle religioni, che era del 1997 (cf. Regno-doc. 3,1998,131). In sostanza il nuovo Libro bianco conferma le politiche del presidente Xi Jinping nei confronti delle religioni presenti in Cina, cercando al tempo stesso di mitigare le preoccupazioni della comunità internazionale sul trattamento delle questioni religiose da parte del governo, in particolare in vista di un possibile accordo con la Santa Sede sulla nomina dei vescovi.