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Documenti, 13/2005, 01/07/2005, pag. 365

No alla ridefinizione del matrimonio

Vescovi del Canada
«Il rischio che si corre a giocare con la definizione di matrimonio e di famiglia è alto». È la sintesi della posizione espressa lo scorso 18 maggio dalla Conferenza dei vescovi cattolici del Canada, nel corso dell’audizione ottenuta davanti alla Commissione della Camera dei comuni che stava esaminando il Progetto di legge C-38, con cui si definirebbe il matrimonio semplicemente «l’unione legale tra due persone». Approvato dal ramo basso del Parlamento canadese il 28 giugno e ora all’esame del Senato, se andrà in vigore aprirà la strada, nelle intenzioni dei proponenti, ai matrimoni tra persone dello stesso sesso, in analogia con quanto ha recentemente deliberato il Parlamento spagnolo. Il documento presentato alla Commissione parlamentare dai vescovi s’inserisce in una lunga serie di interventi espressi a partire dall’autunno 2002 sia dalla Conferenza episcopale, sia da singoli vescovi (cf. Regno-att. 6,2005,168), concentrandosi soprattutto sul dovere dello stato di difendere e anzi di promuovere il matrimonio e la famiglia, in virtù della «potenzialità di trasmettere la vita», rispetto ad «altre forme di unione, che non hanno tale pontenzialità».

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