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Documenti, 15/2003, 01/08/2003, pag. 487

Davanti alla croce

S.P. O'Malley, arcivescovo di Boston
«Il modo in cui trattiamo l’attuale crisi nella nostra Chiesa potrà aiutarci a definire i cattolici del futuro. Se non scapperemo dalla croce della sofferenza e dell’umiliazione, se rimarremo fermi in quello che siamo e in quello per cui siamo, se lavoreremo assieme, gerarchia, preti, religiosi e laici, per vivere la nostra fede e adempiere la nostra missione, saremo una Chiesa più forte e più santa». L’arcidiocesi di Boston è stata e rimane il centro simbolico della crisi di credibilità che lo scorso anno ha investito la Chiesa cattolica negli Stati Uniti a seguito delle rivelazioni di violenze sessuali ai danni di minori compiute nel recente passato da un certo numero di sacerdoti: dall’esplosione del caso col processo all’ex sacerdote John Geoghan, al precipitare della crisi finanziaria della diocesi, alle dimissioni dell’arcivescovo in carica, card. Bernard Law (cf. Regno-att. 2,2003,45), fino all’assassinio in carcere di Geoghan, lo scorso 23 agosto, per mano di un altro detenuto. Appare particolarmente consapevole di questa centralità, e insieme intrisa di speranza evangelica verso il futuro, l’omelia che il nuovo arcivescovo Seán Patrick O’Malley, cappuccino, nominato da Giovanni Paolo II il 1. luglio 2003, ha pronunciato alla messa d’insediamento, il 30 luglio. Originale: stampa (26.8.2003) da sito Internet: www.rcab.org. Traduzione dall’inglese e sottotitoli della redazione.

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