Documenti, 13/2003, 01/07/2003, pag. 416
Post-modernità e vita spirituale
«La post-modernità... sembra caratterizzarsi come un tempo in cui sono crollati quasi del tutto alcuni valori che avevano caratterizzato la modernità», producendo
«incredulità verso ogni genere di ideologia». «Questa vera e propria rottura dell’universalità del sapere, con la crisi della cultura occidentale, apre la porta al dialogo tra le culture, acuisce la sensibilità e la tolleranza rispetto alle differenze, ma non riesce più a proporre una misura comune, non arbitraria né basata sull’accordo, di fronte a cui confrontarsi nel dialogo».
Il monaco camaldolese Innocenzo Gargano, alla 50 a assemblea nazionale dell’Unione superiore maggiori d’Italia (USMI) dal titolo «Quale vita religiosa nella nuova Europa», tenutasi dal 23 al 26 aprile scorsi alla Pontificia università urbaniana di Roma, esamina la vita spirituale nella post-modernità con una relazione su «Reimpostazione della vita spirituale a partire dal concilio Vaticano II. Esperienze in corso nelle congregazioni religiose». Gargano argomenta su alcune drammatiche conseguenze dell’epoca attuale, invitando,
tuttavia, a non guardare solo negativamente alle novità
dettate dalla post-modernità: «Anche la Chiesa e i movimenti cristiani apparivano indubbiamente ai loro inizi come
“novità”». Fornisce poi una serie di indicazioni per vivere nella «nuova Europa» senza rifiutare il presente, ma altresì senza lasciarsene sopraffare.
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