Documenti, 1/2003, 01/01/2003, pag. 1
Pacem in terris: un impegno permanente
Il mondo diviso in due blocchi contrapposti, la guerra fredda al culmine, la minaccia della guerra nucleare: quando nel 1963 Giovanni XXIII firmava la Pacem in terris, «la strada verso un mondo di pace, di giustizia e di libertà sembrava bloccata». E tuttavia la lungimiranza del pontefice seppe identificare i pilastri necessari per la realizzazione della pace e seppe intravedere e interpretare «le spinte profonde che già erano all’opera nella storia», credendo nella pace contro ogni previsione.
Il messaggio di Giovanni Paolo II per la XXXVI giornata mondiale della pace (1.1.2003), Pacem in terris: un impegno permanente, pubblicato il 17.12.2002, intende raccogliere l’eredità dell’enciclica roncalliana, interpretata e attualizzata, cogliendone significative analogie rispetto al presente e una visione profetica d’immutato valore: l’esigenza di «un’autorità pubblica a livello universale» (le Nazioni Unite, di cui la Santa Sede sostiene in queste settimane il ruolo insostituibile per risolvere la crisi tra USA e Iraq); la necessità di «una nuova organizzazione dell’intera famiglia umana», e del recupero di un «uso corretto dell’autorità politica». L’unico richiamo concreto allo scenario geopolitico attuale è relativo al Medio Oriente e alla situazione della Terra santa.
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