D
Documenti
Documenti, 21/2002, 01/11/2002, pag. 707

La difficile giustificazione della guerra

Chiese Usa - Iraq
Vi sono «criteri diversi rispetto all’applicazione delle norme della guerra giusta in casi particolari, specialmente quando gli avvenimenti evolvono rapidamente e i fatti non sono del tutto chiari»: in questa affermazione è racchiusa tutta la complessità del lavoro di mediazione tra posizioni contrapposte, affrontato sul tema della possibile guerra dall’assemblea autunnale della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (11-14.11.2002). Il 13 novembre essa ha approvato una Dichiarazione sull’Iraq, il cui nucleo argomentativo è: «In base alle nostre attuali conoscenze continuiamo a ritenere che sia difficile giustificare il ricorso alla guerra contro l’Iraq, mancando una prova chiara e adeguata di un imminente attacco di grave natura». Questa motivazione è condivisa anche da altri episcopati, come Inghilterra e Francia (cf. riquadri alle p. 708-709) ed esplicitamente richiamata dall’Assemblea generale del Consiglio nazionale delle Chiese di Cristo negli USA, riunita a Tampa (Florida, 14-16.11.2002; cf. anche Regno-att. 18,2002,653). Essa il 16 ha approvato una dichiarazione intitolata Dopo l’11 settembre 2001: considerazioni di politica pubblica per gli Stati Uniti d’America, in cui, oltre a dire il suo «no» alla guerra, rimprovera all’amministrazione statunitense una linea politica, in nome della «guerra al terrorismo», lesiva dei diritti umani per il ricorso a strumenti di controllo che metterebbero a rischio le libertà civili, «nobile patrimonio» del paese.

La lettura dell'articolo è riservata agli abbonati a Il Regno - attualità e documenti o a Il Regno digitale.
Gli abbonati possono autenticarsi con il proprio codice abbonato. Accedi.