Documenti, 17/2002, 01/09/2002, pag. 536
Gli ortodossi e il CEC
Le Chiese ortodosse «identificano se stesse con la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica», e tale autocomprensione ecclesiologica condiziona «il modo nel quale le Chiese interpretano lo scopo del movimento ecumenico e i suoi strumenti, compreso il Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC)» (n. 15). Sono questi gli elementi di fondo che hanno orientato il Rapporto finale della Commissione speciale per la partecipazione degli ortodossi al CEC, costituitasi all'indomani dell'VIII Assemblea del Consiglio (Harare 1998) e che ha presentato all'ultimo Comitato centrale i risultati del suo lavoro (Ginevra, 26.8-3.9.2002; cf. Regno-att. 16,2002,516).
A valle della questione ecclesiologica, il Rapporto esamina in dettaglio quattro ambiti: risposta a questioni sociali ed etiche; preghiera comune negli incontri del CEC; modalità per le decisioni da prendere insieme; questioni di appartenenza e rappresentanza. Il contesto della partecipazione ortodossa al CEC ne risulta illimpidito nelle motivazioni, anche se alcune proposte della Commissione (che si trasforma in organismo permanente) andranno verificate alla prova dei fatti.
Per la comprensione del livello dell'intesa raggiunta dalla commissione sui due ambiti cruciali della preghiera comune e dell'assunzione di un modello consensuale per l'elaborazione delle decisioni, risultano assai utili le relative «Appendici».
Originale: stampa da sito Internet www.wcc-coe.org. Nostra traduzione dall'inglese.
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