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Documenti, 15/2002, 01/08/2002, pag. 514

Per una laicità d'intelligenza

R. Debray - L'insegnamento del fatto religioso in Francia
«La laicità non è una scelta spirituale fra altre, ma è ciò che rende possibile la... coesistenza [delle religioni], poiché ciò che è comune di diritto a tutti gli uomini deve prevalere su ciò che li separa di fatto. La facoltà di accedere alla globalità dell’esperienza umana... implica... lo studio dei sistemi di credenze esistenti. Perciò non si può separare principio di laicità e studio del fatto religioso». È questo il passaggio centrale del Rapporto al ministro dell’educazione nazionale francese Jack Lang, intitolato L’insegnamento del fatto religioso nella scuola laica, a firma di Régis Debray. Pubblicato nell’aprile scorso, non ha mancato di suscitare un acceso dibattito (cf. Regno-att. 14,2002,438). Il rapporto delinea alcuni percorsi concreti per l’inserimento del «fatto religioso» nelle scuole di ogni ordine e grado, non tanto con un’ora aggiuntiva nel curricolo scolastico, ma come ripensamento delle discipline umanistiche e come formazione specifica degli insegnanti. Occorre prendere atto – afferma il Rapporto – che la mancata conoscenza dei codici simbolici religiosi della nostra cultura fa parte di una «“mancanza di cultura” a monte, di una perdita dei codici di riconoscimento» che colpisce in particolare i giovani: «Come comprendere l’11 settembre 2001 senza risalire al wahabismo, alle diverse filiazioni coraniche...? Come comprendere le lacerazioni iugoslave senza risalire allo scisma del Filioque...? Come comprendere il jazz e il pastore Luther King senza parlare del protestantesimo e della Bibbia?». R. DEBRAY, L’enseignement du fait religieux dans l’École laique. Rapport au ministre de l’Éducation nationale, Odile Jacob, Paris 2002; nostra traduzione dal francese.

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