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Documenti, 1/2002, 01/01/2002, pag. 34

Ecclesia in Oceania

Esortazione apostolica postsinodale
«Il male fatto ai popoli indigeni deve essere onestamente riconosciuto... La Chiesa esprime profondo rincrescimento e chiede perdono là dove i suoi figli sono stati o sono tuttora complici di questi errori. Consapevoli delle ingiustizie vergognose fatte a danno dei popoli indigeni dell'Oceania, i padri sinodali hanno chiesto scusa senza riserve per la parte in esse svolta da membri della Chiesa» (n. 28). «In alcune parti dell'Oceania, abusi sessuali da parte di sacerdoti e di religiosi sono stati causa di grandi sofferenze e di danno spirituale per le vittime... I padri sinodali hanno espresso le loro scuse incondizionate alle vittime per il dolore e la delusione causati loro». Prolungando nei segni e negli effetti, con i due «mea culpa», una delle ispirazioni predominanti del giubileo del 2000, l’esortazione apostolica postsinodale Ecclesia in Oceania firmata e promulgata da Giovanni Paolo II il 22 novembre 2001 ha formalmente concluso il processo sinodale celebrato nel 1998 con l’Assemblea speciale per l’Oceania del sinodo dei vescovi (cf. Regno-att. 2,1999,6; Regno-doc. 3,1999,97 e 105). Contrariamente alle tre esortazioni apostoliche postsinodali precedenti, conclusive dei sinodi continentali per l’Africa, per l’America e per l’Asia, questa non è stata consegnata in loco alle Chiese locali dal pontefice, bensì inviata a tutti i vescovi per posta elettronica. Ecclesia in Oceania, su Gesù Cristo e i popoli dell'Oceania: seguire la sua via, proclamare la sua verità, vivere la sua vita; L’Osservatore romano 23.11.2001, inserto tabloid.

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