Documenti, 21/2001, 01/11/2001, pag. 702
Vivere nella fede e nella speranza
«Il nostro paese e la Chiesa sono stati messi a dura prova dagli avvenimenti dell'11 settembre. Il nostro paese ha il diritto e il dovere di rispondere e lo deve fare nei giusti modi, cercando di difendere il bene comune e costruire un mondo più giusto e pacifico. La nostra comunità di fede ha il dovere di praticare nel nostro tempo le sfide lanciate da Gesù nelle beatitudini: consolare gli afflitti, cercare la giustizia, diventare operatori di pace». A due mesi dall’attentato terroristico che «ha cambiato il mondo» e soprattutto l’atteggiamento dei cittadini statunitensi nei confronti della minaccia bellica, in un messaggio pastorale intitolato Vivere nella fede e nella speranza dopo l'11 settembre (14.11.2001) la Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti ritorna sul difficile tema della guerra giusta e della reazione all’ingiusta aggressione. Ribadisce gli elementi fondamentali della dottrina tradizionale della guerra giusta, pur riconoscendo implicitamente che di fronte a una guerra sui generis come quella contro una rete terroristica globale anche la valutazione dello ius ad bellum e dello ius in bello vada adeguata; rimanda alla scelta individuale l’assunzione di una non violenza di principio («una valida posizione cristiana»); e raccomanda gesti di rinuncia e sacrificio per la giustizia e la pace.
Originale: stampa (22.11.2001) da sito Internet www.nccbuscc.org. Nostra traduzione dall’inglese. Sulla crisi internazionale e la posizione delle Chiese cf. Regno-att. 16,2001,06; Regno-doc. 17,2001,529ss; 19,2001,646.
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