Il «consolidamento dell’unità della Chiesa russa», lo «sviluppo di una maggiore collaborazione dei vescovi con il clero e con tutti i fedeli» e il potenziamento della «cooperazione della Chiesa con la stato e la società civile, anche nel campo del miglioramento delle leggi» sono gli obiettivi che il patriarca Alessio II, scomparso il 5 dicembre (cf. Regno-att. 22,2008,729s e 733ss), ha indicato alla Chiesa ortodossa russa lo scorso 24 giugno, aprendo con un’amplissima relazione il Concilio dei vescovi. Ne riportiamo qui i capitoli su Chiesa e vita sociale, parrocchie, monachesimo, oltre alle conclusioni (per gli altri capitoli cf. riquadro a p. 125), in quanto rappresentano la «fotografia» della Chiesa che Alessio ha lasciato in eredità a Cirillo di Smolensk e Kaliningrad, che il Concilio locale ha eletto nuovo patriarca di Mosca e di tutte le Russie il 27 gennaio 2009, e che è stato intronizzato il 1° di febbraio.
Il carteggio Una parola comune avviato dai 138 studiosi islamici (Regno-
doc. 19,2007,588; Regno-att. 20, 2007,680) ha interpellato anzitutto
Benedetto XVI e la Santa Sede (cf. Regno-att. 4,2008,88), ma era diretto
ai capi di tutte le Chiese cristiane: e, infatti, senza fare distinzioni quanto al grado di ufficialità, il sito dei promotori dell’iniziativa riportava, alla data del 30 aprile, 56 risposte. Abbiamo scelto due lettere: quella di Aram I, catholicos armenodi Cilicia, presidente del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (6 febbraio), e quella di Alessio II, patriarca ortodosso di Mosca (14 aprile; cf. Regno-att. 8,2008,240). Pubblichiamo inoltre il documento Imparare ad esplorare l’amore insieme, diffuso dal Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC) il 20 marzo. Non si tratta propriamente di una «risposta » (e infatti non viene registrata come tale dal sito A common
word), bensì di un commento che «intende aiutare le Chiese nella lettura
e nella risposta alla lettera», e insieme invita «Chiese e partner ecumenici... a condividere le loro riflessioni con il CEC come un contributo
a una comune comprensione di questa iniziativa e a una comune risposta
» (Preambolo).
Il carteggio Una parola comune avviato dai 138 studiosi islamici (Regno-
doc. 19,2007,588; Regno-att. 20, 2007,680) ha interpellato anzitutto
Benedetto XVI e la Santa Sede (cf. Regno-att. 4,2008,88), ma era diretto
ai capi di tutte le Chiese cristiane: e, infatti, senza fare distinzioni quanto al grado di ufficialità, il sito dei promotori dell’iniziativa riportava, alla data del 30 aprile, 56 risposte. Abbiamo scelto due lettere: quella di Aram I, catholicos armenodi Cilicia, presidente del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (6 febbraio), e quella di Alessio II, patriarca ortodosso di Mosca (14 aprile; cf. Regno-att. 8,2008,240). Pubblichiamo inoltre il documento Imparare ad esplorare l’amore insieme, diffuso dal Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC) il 20 marzo. Non si tratta propriamente di una «risposta » (e infatti non viene registrata come tale dal sito A common
word), bensì di un commento che «intende aiutare le Chiese nella lettura
e nella risposta alla lettera», e insieme invita «Chiese e partner ecumenici... a condividere le loro riflessioni con il CEC come un contributo
a una comune comprensione di questa iniziativa e a una comune risposta
» (Preambolo).