D
Documenti
Documenti, 17/1997, 01/09/1997, pag. 530

Sul quinto dogma mariano

XII Congresso mariologico - Pontificia accademia mariana

199717530a

 

XII Congresso mariologico

 

Pontificia accademia mariana.

 

Sul quinto

 

dogma mariano.

 

"La costituzione Lumen gentium, che con meditata scelta non contiene la definizione dogmatica della mediazione, fu approvata con 2151 voti favorevoli su 2156 votanti", e 33 anni dopo "non è cambiato sostanzialmente il panorama ecclesiale, teologico ed esegetico". Con questo lapidario giudizio la Pontificia accademia mariana internazionale (doc. n. 2) si affianca alla Commissione teologica istituita � su richiesta della Santa Sede � in seno al XII Congresso mariologico internazionale (Czestochowa, 12-24.8.1996; doc. n. 1) nel considerare non opportuno procedere alla definizione dogmatica di Maria quale "corredentrice", "mediatrice" e "avvocata ".

 

Il riferimento, implicito nei due testi, è a una "petizione" (cf. riquadro) promossa negli Stati Uniti da qualche anno da un'organizzazione laica, "Vox Populi Mariae Mediatrici", e dal suo presidente, il giovane teologo Mark Miravalle, che avrebbe già raccolto 4 milioni di firme e l'adesione di non pochi cardinali e vescovi. Cf. anche Regno-att. 16,1997,469.

 

L'Osservatore romano 4.6.1997, 10.

 

XII Congresso mariologico

 

Pontificia accademia mariana.

 

Sul quinto

 

dogma mariano.

 

"La costituzione Lumen gentium, che con meditata scelta non contiene la definizione dogmatica della mediazione, fu approvata con 2151 voti favorevoli su 2156 votanti", e 33 anni dopo "non è cambiato sostanzialmente il panorama ecclesiale, teologico ed esegetico". Con questo lapidario giudizio la Pontificia accademia mariana internazionale (doc. n. 2) si affianca alla Commissione teologica istituita � su richiesta della Santa Sede � in seno al XII Congresso mariologico internazionale (Czestochowa, 12-24.8.1996; doc. n. 1) nel considerare non opportuno procedere alla definizione dogmatica di Maria quale "corredentrice", "mediatrice" e "avvocata ".

 

Il riferimento, implicito nei due testi, è a una "petizione" (cf. riquadro) promossa negli Stati Uniti da qualche anno da un'organizzazione laica, "Vox Populi Mariae Mediatrici", e dal suo presidente, il giovane teologo Mark Miravalle, che avrebbe già raccolto 4 milioni di firme e l'adesione di non pochi cardinali e vescovi. Cf. anche Regno-att. 16,1997,469.

 

 (L'Osservatore romano 4.6.1997, 10).

 

1)Dichiarazione della Commissione

 

del Congresso di Czestochowa.

 

Avendo chiesto la Santa Sede che questo XII Congresso mariologico internazionale, che si sta celebrando a Czestochowa (Polonia), studiasse la possibilità e l'opportunità della definizione dei titoli mariani di "mediatrice", "corredentrice" e "avvocata", come certi circoli sollecitano attualmente dalla stessa Santa Sede, è parso opportuno costituire una commissione scegliendo quindici teologi specificamente preparati nella materia, i quali potessero discutere insieme e analizzare la questione con riflessione matura. Oltre alla loro preparazione teologica si curò la massima eterogeneità geografica fra di essi, in modo che i loro eventuali consensi diventassero specialmente significativi. Si è cercato inoltre di arricchire questo gruppo di studio, aggregando ad esso, come membri esterni, alcuni teologi non cattolici presenti al congresso. Si è così pervenuti a una doppia conclusione:

 

 1. I titoli, come vengono proposti, risultano ambigui, giacché possono comprendersi in modi molto diversi. È parso inoltre non doversi abbandonare la linea teologica seguita dal concilio Vaticano II, il quale non ha voluto definire nessuno di essi: non adoperò nel suo magistero il titolo di "corredentrice"; e dei titoli di "mediatrice" e "avvocata" ha fatto un uso molto sobrio (cf. Lumen gentium, n. 62). In realtà il termine "corredentrice" non viene adoperato dal magistero dei sommi pontefici, in documenti di rilievo, dai tempi di Pio XII. A questo riguardo vi sono testimonianze sul fatto che egli ne abbia evitato intenzionalmente l'uso. Per quanto concerne il titolo di "mediatrice" non si dovrebbero dimenticare eventi storici abbastanza recenti: nei primi decenni di questo secolo la Santa Sede affidò a tre commissioni diverse lo studio della sua definibilità; tale studio portò la Santa Sede alla decisione di accantonare la questione.

 

 2. Anche se si attribuisse ai titoli un contenuto, del quale si potrebbe accettare l'appartenenza al deposito della fede, la loro definizione, nella situazione attuale, non risulterebbe tuttavia teologicamente perspicua, in quanto i titoli, e le dottrine a essi inerenti, necessitano ancora di un ulteriore approfondimento in una rinnovata prospettiva trinitaria, ecclesiologica e antropologica. Infine i teologi, specialmente i non cattolici, si sono mostrati sensibili alle difficoltà ecumeniche che implicherebbero una definizione dei suddetti titoli.

 

         La Commissione era formata da: p. Paolo Melada e Stefano Cecchin, presidente e segretario della Pontificia accademia mariana internazionale; p. Candido Pozo, sj (Spagna), p. Ignacio M. Calabuig, osm (Marianum Roma), P. Jesu�s Castelano Cervera, ocd (Teresianum Roma), p. Franz Courth, sac (Germania), r.p. Stefano De Fiores, smm (Italia), p. Miguel Angel Delgado, osm (Messico), don Manuel Felicio da Rocha (Portogallo), p. Georges Gharib, melchita (Siria), abbé René Laurentin (Francia), p. Jan Pach, osppe (Polonia), don Adalbert Rebic (Croazia), don Jean Rivain (Francia), p. Johannes Roten, sm (USA), p. Ermanno Toniolo, osm (Italia), mons. Teofil Siudy (Polonia), don Anton Ziegenaus (Germania), can. Roger Greenacre (Inghilterra � anglicano), dr. Hans Christoph Schmit-Lauber (Austria � luterano), p. Gennadios Limouris (Costantinopoli � ortodosso), p. Jean Kawak (Siria � ortodosso), prof. Constantin Charalampidis (Grecia � ortodosso).

 

 

 

2)Intervento della

 

Pontificia accademia mariana.

 

         Anche in occasione dell'ultimo congresso mariologico, celebrato a Czestochowa dal 18 al 24 agosto 1996, fu costituita una commissione per rispondere a una richiesta della Santa Sede: conoscere il parere degli studiosi presenti al Congresso sulla possibilità e l'opportunità di definire un nuovo dogma di fede su Maria corredentrice, mediatrice e avvocata. Negli ultimi anni sono infatti giunte al santo padre, e a vari Dicasteri romani, petizioni in tal senso.

 

         La risposta della commissione, volutamente breve, fu unanime e precisa: non è opportuno abbandonare il commino tracciato dal concilio Vaticano II e procedere alla definizione di un nuovo dogma.

 

Nella scia dell'insegnamento

 

del concilio Vaticano II

 

         Da qualsiasi parte lo si consideri, il movimento che postula una definizione dogmatica concernente i titoli mariani di corredentrice, mediatrice e avvocata non è in linea con gli orientamenti del grande testo mariologico del Vaticano II � il capitolo VIII della Lumen gentium �, che, a giudizio di Paolo VI, costituisce la sintesi più vasta che mai un concilio ecumenico abbia tracciato "della dottrina cattolica circa il posto che Maria santissima occupa nel mistero di Cristo e della chiesa" (Discorso a chiusura della terza sessione conciliare, 21.11.1964, n. 7; EV 1/301*). E non è davvero i caso di sottovalutare la portata dell'insegnamento mariologico del Vaticano II, proposto nell'ambito eccezionale di una costituzione dogmatica, frutto dell'azione dello Spirito e della ponderata riflessione di coloro � i vescovi � a cui il Signore ha affidato il compito di custodire e illustrare il deposito della fede.

 

         Ora l'attuale movimento definitorio non è evidentemente in linea con l'indirizzo del Vaticano II per quanto riguarda sia la richiesta di un nuovo dogma mariologico, sia il contenuto proposto per l'ipotetica definizione dogmatica.

 

Sull'ipotesi di un nuovo dogma mariologico

 

         I padri del concilio e i suoi presidenti istituzionali, Giovanni XXIII e Paolo VI, ritennero che non fosse il caso di procedere a nuove definizioni dogmatiche: conclusione maturata in un processo di riflessione e di preghiera che vide impegnati in prima linea Giovanni XXIII, Paolo VI e la commissione teologica del concilio. Perché richieste di nuovi dogmi mariani erano giunte alla Commissione preparatoria del Vaticano II. Ad esempio, 265 vescovi avevano chiesto: "doctrina mediationis universalis Beatae Maria Virginis definiatur ut dogma fidei"; 48 vescovi avevano inoltrato la stessa domanda con la precisazione "si id opportunim visum fuerit". In totale 313 vescovi, numero senza dubbio da prendere in considerazione. Ma si era nella fase preparatoria, "ante concilium". Quelle richieste infatti diventano rare "in concilio", anzi scompaiono via via che nell'aula conciliare procede il dibattito, ora già con valenza universale, accompagnato dalla preghiera della chiesa. Il risultato è noto, la costituzione Lumen gentium, che con meditata scelta non contiene la definizione dogmatica della mediazione, fu approvata con 2.151 voti favorevoli su 2.156 votanti: un'approvazione moralmente unanime, espressione vera e legittima del magistero della chiesa. In quei 2.151 voti favorevoli ci sono senza dubbio anche quelli dei 313 vescovi che, nella fase preparatoria, avevano chiesto la definizione dogmatica della mediazione di Maria.

 

         Ad appena 33 anni dalla promulgazione della Lumen gentium � e sono davvero pochi anni in rapporto alla rarità ed eccezionalità di un concilio ecumenico � non è cambiato sostanzialmente il panorama ecclesiale, teologico ed esegetico che determinò i pronunciamenti dottrinali mariani del Vaticano II.

 

         Ciò non significa ovviamente che il capitolo VIII della Lumen gentium costituisca una sorta di blocco o di catenaccio per il progresso della dottrina riguardante la Madre del Signore: significa semplicemente che in una questione di tanta gravità come è quella di una definizione dogmatica non si può ignorare una specifica presa di posizione da parte di un organismo di tanto peso dottrinale quale è un concilio ecumenico.

 

 Sul contenuto specifico

 

         La richiesta di definizione dogmatica si concentra su tre titoli della Vergine: coredemptrix, mediatrix e advocata.

 

         La Dichiarazione di Czestochowa giustamente osserva che ad ognuno di essi si può attribuire un contenuto conforme al deposito della fede, ma si rileva nondimeno che tali "titoli, come vengono proposti, risultano ambigui, giacché possono comprendersi in modi molto diversi". Rilevazione grave, perché in vista di un pronunciamento dottrinale di tanta portata come una definizione dogmatica si esige che i termini non si prestino a interpretazioni ambigue e siano intesi in modo sostanzialmente univoco. Ora il titolo di mediatrice, ad esempio, è stato inteso lungo i secoli ed è inteso tuttora in modo notevolmente diverso. Basta prendere in mano i manuali di mariologia degli ultimi anni � dal 1987 a oggi ne sono usciti una ventina � per costatare che la mediazione della beata Vergine è trattata dai teologi in maniera contrastante nell'impostazione, nella valutazione dottrinale, nella determinazione del campo in cui essa viene esercitata, nel raffronto con la mediazione di Cristo e dello Spirito Santo. A prescindere da ogni altra considerazione, nel caso della mediazione di Maria si è davanti, per quanto concerne molti aspetti di essa, a una "quaestio disputata", si è lontani cioè da quella sostanziale unanimità teologica che, in relazione a ogni questione dottrinale, è il preludio necessario per procedere a una definizione dogmatica.

 

Nel solco della dottrina

 

della maternità spirituale

 

         A proposito del titolo di corredentrice, la Dichiarazione di Czestochowa annota: "il termine "corredentrice" non viene adoperato dal magistero dei sommi pontefici, in documenti di rilievo, dai tempi di Pio XII: a questo riguardo vi sono testimonianze sul fatto che egli ne abbia evitato intenzionalmente l'uso". Precisazione importante, perché qua e là, in documenti pontifici secondari, e quindi senza peso dottrinale, si può trovare, sia pure molto raramente, tale titolo. Nei documenti fondamentali invece e in quelli di qualche rilievo dottrinale esso è accuratamente evitato. Così nella costituzione dogmatica Munificentissimus Deus (1950) e nelle encicliche Fulgens corona (1953) e Ad caeli Reginam (1954) di Pio XII, nel capitolo VIII della Lumen gentium, nelle esortazioni apostoliche Signum magnum (1967) e Marialis cultus (1974) di Paolo VI, nell'enciclica Redemptoris Mater (1986) di Giovanni Paolo II, che per la materia trattata avrebbe potuto costituire un'occasione propizia per il suo uso, il titolo "corredentrice" è stato intenzionalmente evitato. Si tratta di un fatto significativo che non si può trascurare. Desta peraltro sorpresa che il movimento definitorio chieda al magistero pontificio di procedere a una definizione dogmatica � la massima espressione di impegno magisteriale � nei confronti di un titolo verso il quale esso nutre riserve e sistematicamente scarta.

 

         Ma più che su queste considerazioni la Dichiarazione di Czestochowa si sofferma a sottolineare l'importanza di seguire la linea tracciata dal concilio Vaticano II e proseguita dal santo padre Giovanni Paolo II. Linea impegnativa dal punto di vista dottrinale, per nulla minimalista, feconda di prospettive pastorali. I due cardini di essa sono:

 

         � la ripetuta affermazione della cooperazione di Maria all'opera della salvezza (cf. Lumen gentium, nn. 53, 56, 61, 63): cooperatio, termine aperto, che non suscita reazioni negative nell'ambito della teologia cattolica, usato da sant'Agostino nel celebre testo De sancta virginitate, 6; sulla preferenza da parte del magistero pontificio del termine cooperatio nei confronti di coredemptio, si veda la catechesi di Giovanni Paolo II nell'udienza generale del 9 aprile 1997, in cui il santo padre tratta diffusamente della cooperazione della Vergine all'opera della salvezza;

 

         � l'insistente affermazione della maternità spirituale di Maria nei confronti dei discepoli di Cristo e di tutti gli uomini (cf. Lumen gentium, nn. 53-56, 58, 61, 63, 65, 67, 69), sia come cooperazione storica all'evento della redenzione sia come intercessione permanente in favore degli uomini, dal momento della sua gloriosa assunzione fino al coronamento di tutti gli eletti (cf. Lumen gentium, n. 62).

 

         Come è noto è stato più volte osservato che se il concilio di Efeso (431) fu il concilio dell'affermazione solenne della maternità divina di Maria, il Vaticano II è stato quello dell'affermazione della maternità universale, nell'ordine della grazia. Alla luce dell'insegnamento del Vaticano II, Paolo VI riteneva la dottrina riguardante la maternità spirituale di Maria una verità di fede: la Vergine "continua adesso dal cielo a compiere la sua funzione materna di cooperatrice alla nascita e allo sviluppo della vita divina nelle singole anime degli uomini redenti. È questa una consolantissima verità, che per libero beneplacito del sapientissimo Iddio fa parte integrante del mistero dell'umana salvezza: essa, perciò, dev'essere ritenuta per fede da tutti i cristiani" (Signum magnum, n. 1; EV 2/1179).

 

         Lo stesso Giovanni Paolo II, nell'enciclica Redemporis Mater, nn. 44-47, concepisce la "mediazione mariana" quale "mediazione materna", la inquadra nella trattazione della maternità spirituale e vede in essa l'espressione più alta della sua cooperazione all'opera della salvezza.

 

         La Dichiarazione di Czestochowa indica la strada da seguire: approfondire le questioni relative alla mediazione di Maria e alla sua funzione di avvocata nell'ambito della maternità spirituale, come momenti significativi del suo esercizio. In questa direzione si è orientato nettamente il "sensus fidelium". Battere la strada inversa può rivelarsi fuorviante o condurre verso vicoli ciechi. Come si diceva , i tre titoli in questione sono suscettibili di una lettura corretta. Come moltissimi altri che ricorrono nei documenti magisteriali e nella pietà della chiesa � nova Heva, auxiliatrix, socia Redemptoris... Bisognerà tuttavia riflettere sulle ragioni per cui quei tre titoli � coredemptrix, mediatrix, advocata � sono stati evitati o poco usati nel magistero della chiesa negli ultimi cinquant'anni: probabilmente perché non sono i più adatti a esprimere il contenuto a cui si riferiscono.

 

         Sorprende, in un certo senso, la sobrietà con cui la dichiarazione di Czestochowa allude alle gravi conseguenze negative che, sul piano ecumenico, avrebbe la definizione dogmatica dei titoli in questione: "Infine i teologi, specialmente in non cattolici, si sono mostrati sensibili alle difficoltà ecumeniche che implicherebbe una definizione dei suddetti titoli". Encomiabile moderazione. Perché, in definitiva, il nocciolo della questione è altrove: nella necessità di un "ulteriore approfondimento" dell'intera problematica, compiuto "in una rinnovata prospettiva trinitaria, ecclesiologica ed antroplogica".

 

 

 

         Pontificia accademia mariana internazionale

 

 

 

La petizione

 

per il dogma mariano finale.

 

         Pubblichiamo qui il testo della "petizione" a Giovanni Paolo II su cui il movimento "Vox Populi Mariae Mediatrici" sta raccogliendo le firme in tutto il mondo, e del "manifesto" teologico che l'accompagna. È tratto da Internet, al sito http://hawk.webbing.com/queenship/voxpopuli, che contiene, tra le altre, anche questa versione italiana.

 

 

 

         È un privilegio per noi tutti vivere durante l'apice della universalmente designata "età di Maria". Centri mariani internazionali come Lourdes, Fatima, e altri luoghi di apparizioni contemporanei, come pure altri numerosi movimenti mariani contemporanei, manifestano questo odierno grandissimo amore e devozione per la madre di Gesù attraverso il mondo intero.

 

         Ma unitamente a questo apice nella devozione alla Madonna, questa età mariana, richiede pure, in modo cruciale un apice della dottrina mariana. Poiché l'amore autentico per Maria, dev'essere fermamente basato sulla autentica verità circa Maria.

 

         Nella storia della chiesa fino al momento presente, quattro dottrine mariane sono state definite dalla chiesa, come verità cattoliche centrali: la maternità di Dio, l'immacolata concezione, la perpetua verginità di Maria, e la sua gloriosa assunzione al cielo. È il momento ora per la chiesa, al sommo di questa era mariana, di proclamare e definire la quinta e ultima dottrina mariana, che è, il ruolo corredentivo di Maria come corredentrice, mediatrice di ogni grazia, e avvocata per il popolo di Dio.

 

         Quando la chiesa invoca Maria sotto il titolo di "corredentrice", ella vuol dire che Maria ha singolarmente partecipato nella redenzione del genere umano acquistata da Gesù Cristo, nostro Signore e salvatore. All'annunciazione (cf. Luca 1,38), Maria, con la sua libera volontà, cooperò nel dare un corpo umano alla seconda persona della santissima Trinità, il quale corpo è lo strumento stesso di redenzione, come ci dicono le Scritture: "siamo stati santificati attraverso l'offerta del corpo di Gesù Cristo una volta per tutte" (Eb 10,10).

 

         Ai piedi della croce del nostro Salvatore (Gv 19,26), l'intensa sofferenza di Maria, unita a quella del suo figlio, come ci dice Giovanni Paolo II, erano, "pure un contributo alla redenzione di noi tutti" (Salvifici doloris, n. 25; EV 9/665). A ragione di questa intima condivisione nella redenzione compiuta dal Signore, la madre del Redentore è unicamente e giustamente chiamata dal papa Giovanni Paolo II e dalla chiesa, "corredentrice".

 

         È importante notare che il prefisso "co" non significa "uguale a", ma significa "con", derivante dalla parola latina "cum". Il titolo mariano di corredentrice mai intende mettere Maria su un livello di uguaglianza con il suo divin Figlio, Gesù Cristo. Ma piuttosto si riferisce alla singolare partecipazione umana di Maria, la quale è completamente secondaria e subordinata al ruolo redentivo di Gesù, il quale solo è vero Dio e vero uomo.

 

         Secondariamente, Maria è invocata nella chiesa sotto il titolo di mediatrice di ogni grazia. Qualsiasi grazia che scorre dalla redenzione di Gesù Cristo viene concessa al genere umano per mezzo della materna intercessione di Maria.

 

         Gesù Cristo, l'autore di tutte le grazie, venne dato al mondo attraverso Maria quand'ella acconsentì a diventare la madre umana di Dio fatto uomo (cf. Lc 1,38). E Gesù, dalla croce al calvario (cf. Gv 19,26), come dono finale all'umanità, offre Maria come madre spirituale a noi tutti: "Figlio, ecco la tua madre" (Gv 19,26). Per questa ragione, il Vaticano II si riferisce a Maria come "Madre nostra nell'ordine della grazia" (cf. Lumen gentium, n. 62; EV 1/436) e diversi papi del ventesimo secolo hanno ufficialmente insegnato la dottrina di Maria come mediatrice di ogni grazia, riportando le parole di san Bernardo: "È la volontà di Dio che noi otteniamo qualsiasi grazia per mezzo di Maria". La mediatrice compie la sua opera in intima unione con lo Spirito Santo, il santificatore, con il quale, all'annunciazione (cf. Lc 1,35), ella iniziò il dramma di redenzione di nostro Signore Gesù Cristo.

 

         In terzo luogo, Maria è nostra avvocata per il popolo di Dio, per il fatto che ella prende le preghiere dei suoi figli terreni, particolarmente durante periodi di grandi difficoltà, e le presenta al suo figlio e nostro Signore Gesù, facendole passare per la sua materna intercessione.

 

         Nel Vecchio Testamento, la regina madre presentava le richieste del popolo d'Israele davanti al trono di suo figlio il re (cf. 1Re 2,19). Adesso, Maria, è la nuova regina madre e avvocata nel nuovo regno del suo figlio, che presenta le necessità e le preghiere del popolo di Dio davanti al trono del suo Figlio glorioso, Cristo il re, in modo particolare nelle gradi difficoltà del giorno d'oggi.

 

         Il ruolo corredentivo della madre di Gesù come corredentrice, mediatrice di ogni grazia, e avvocata per il popolo di Dio, è già contenuto negli insegnamenti autoritativi e ufficiali del magistero della chiesa. Oggi, al culmine dell'era mariana, manca solo la proclamazione finale della chiesa in questa ultima dottrina mariana come dogma cristiano rivelato da Dio.

 

         Il dottor Mark Miravalle, professore associato di teologia e mariologia all'università francescana di Steubenville, ha scritto il libro, Maria: corredentrice, mediatrice, avvocata. Quest'opera spiega teologicamente il ruolo corredentivo di Maria nelle sacre scritture, nella tradizione apostolica e negli insegnamenti del magistero della chiesta, e umilmente chiede al santo padre, Giovanni Paolo II, di proclamare e definire il ruolo corredentivo di Maria come corredentrice, mediatrice e avvocata come "dogma cristiano rivelato da Dio, nella giusta venerazione della madre di Gesù, e per il bene della chiesa di Cristo che è una, santa, cattolica e apostolica". Il cardinal Luigi Ciappi op, che servì come teologo papale per ogni papa, iniziando da Pio XII fino a Giovanni Paolo II, ha scritto il prologo approvando fortemente quest'opera; e lui stesso asserisce unendosi all'autore, "Condivido la speranza del dottor Mark Miravalle", la richiesta per la definizione papale di Maria corredentrice, mediatrice e avvocata.

 

         Vox Populi Mariae mediatrici è un'organizzazione internazionale laica che lavora per raggiungere lo scopo di ottenere la definizione papale della Madonna, come corredentrice, mediatrice e avvocata raccogliendo petizioni dai fedeli di tutto il mondo nell'umile supporto al santo padre per questo conclusivo dogma mariano. Vox Populi sta distribuendo l'opera del prof. Miravalle in tutto il mondo in diverse lingue e ha già ricevuto petizioni da numerosi paesi, includendo le Filippine, l'Irlanda, la Malesia, Hong Kong, la Cina, la Francia, l'Italia, l'Inghilterra, la Russia, il Perù e da quasi tutti gli stati degli Stati Uniti d'America. I due papi precedenti che hanno definito i dogmi mariani, Pio IX e Pio XII entrambi hanno fatto riferimento a petizioni internazionali da parte dei fedeli come uno dei criteri che avrebbe portato agli atti finali per la definizione papale dei dogmi mariani dell'immacolata concezione e dell'assunzione.

 

         Chi desiderasse partecipare, come membro dei fedeli, nel deporre questa ultima corona dogmatica sul capo della nostra madre immacolata e regina, durante l'apice di questa età mariana, è pregato di compilare la petizione allegata e spedire a:

 

         Vox Populi Mariae mediatrici, Centro nazionale di petizioni � Santuario dell'Addolorata, 86090 Castelpetroso (IS), Italia � tel. 0865.936090.

 

 

 

         Petizione

 

per ottenere la definizione papale

 

di Maria corredentrice, mediatrice, avvocata.

 

 

 

         A sua santità papa Giovanni Paolo II

 

 

 

         Con amore filiale, noi i fedeli chiediamo umilmente a lei, il vicario di Cristo, di definire solennemente come dogma cristiano gli insegnamenti costanti della chiesa sul ruolo corredentivo di Maria con Cristo il Redentore dell'umanità. Noi crediamo che una simile definizione porterà alla luce la intera verità su Maria, figlia del Padre, madre del Figlio, sposa dello spirito Santo e madre della Chiesa. Noi preghiamo quindi affinché lo Spirito Santo sia a lei guida, o santo padre, a definire e proclamare la beata vergine Maria come corredentrice, mediatrice di tutte le grazie e avvocata del popolo di Dio.

 

         Rispettosamente obbediente,

 

 

 

         apporre le firme

 

Tipo Documento
Tema Teologia
Area Indefinita
Nazioni