«Soltanto i sacerdoti (vescovi e presbiteri) sono ministri del sacramento dell’unzione degli infermi». La brevissima Nota della Congregazione per la dottrina della fede circa il ministro del sacramento dell’unzione degli infermi, che pubblichiamo insieme alla lettera accompagnatoria firmata dall’allora prefetto card. Joseph Ratzinger, porta la data dell’11 febbraio ma è stata pubblicata lo scorso 22 ottobre; accanto, un Commento ufficiale offre delucidazioni storiche e giuridiche.
La Nota ribadisce che «questa dottrina è definitive tenenda» tale è il grado di certezza teologica di cui gode. Come si coglie dal Commento, la necessità d’intervenire sul tema nasce dal fatto che «in questi ultimi decenni si sono manifestate delle tendenze teologiche che mettono in dubbio la dottrina della Chiesa secondo cui il ministro del sacramento dell’unzione degli infermi “est omnis et solus sacerdos”. Il tema viene affrontato in prevalenza dal punto di vista pastorale, specialmente tenendo conto di quelle regioni in cui la scarsità di sacerdoti rende difficile l’amministrazione tempestiva del sacramento», per cui è stata formulata l’ipotesi che il ministro possa essere un diacono permanente o un laico qualificato. Un’ipotesi che la Nota esclude categoricamente.
«Soltanto i sacerdoti (vescovi e presbiteri) sono ministri del sacramento dell’unzione degli infermi». La brevissima Nota della Congregazione per la dottrina della fede circa il ministro del sacramento dell’unzione degli infermi, che pubblichiamo insieme alla lettera accompagnatoria firmata dall’allora prefetto card. Joseph Ratzinger, porta la data dell’11 febbraio ma è stata pubblicata lo scorso 22 ottobre; accanto, un Commento ufficiale offre delucidazioni storiche e giuridiche.
La Nota ribadisce che «questa dottrina è definitive tenenda» tale è il grado di certezza teologica di cui gode. Come si coglie dal Commento, la necessità d’intervenire sul tema nasce dal fatto che «in questi ultimi decenni si sono manifestate delle tendenze teologiche che mettono in dubbio la dottrina della Chiesa secondo cui il ministro del sacramento dell’unzione degli infermi “est omnis et solus sacerdos”. Il tema viene affrontato in prevalenza dal punto di vista pastorale, specialmente tenendo conto di quelle regioni in cui la scarsità di sacerdoti rende difficile l’amministrazione tempestiva del sacramento», per cui è stata formulata l’ipotesi che il ministro possa essere un diacono permanente o un laico qualificato. Un’ipotesi che la Nota esclude categoricamente.
«Il Compendio, che ora presento alla Chiesa universale, è una sintesi fedele e sicura del Catechismo della Chiesa cattolica… per la sua brevità, chiarezza e integrità, si rivolge a ogni persona, che, vivendo in un mondo dispersivo e dai molteplici messaggi, desidera conoscere la Via della Vita, la Verità, affidata da Dio alla Chiesa» (Benedetto XVI). Il Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica, presentato lo scorso 28 giugno a conclusione del lavoro di un’apposita commissione (presieduta dal card. Ratzinger) istituita da Giovanni Paolo II nel 2003, si presenta come risposta all’esigenza di «un testo autorevole, sicuro, completo circa gli aspetti essenziali della fede della Chiesa…, approvato dal papa e destinato a tutta la Chiesa». Una richiesta in tal senso era emersa nel 2002, al Congresso catechistico internazionale celebrato nel decimo anniversario della promulgazione del Catechismo (cf. Regno-doc. 19,2002,600ss).
Come sottolinea l’allora card. Ratzinger nell’Introduzione al Compendio – che pubblichiamo insieme al motu proprio per l’approvazione e la pubblicazione e al discorso di Benedetto XVI alla conferenza stampa di presentazione –, tra le sue caratteristiche principali vi è «la forma dialogica, che riprende un antico genere letterario catechistico, fatto di domande e di risposte… (e) potrebbe favorire l’assimilazione e l’eventuale memorizzazione dei contenuti».