In occasione del 25° di episcopato del card. Carlo Maria Martini, la diocesi di Milano ha offerto al suo arcivescovo emerito due celebrazioni liturgiche: l’8 maggio in Duomo e il 10 al seminario di Venegono. Sotto il segno del rendimento di grazie «perché mi è stato dato di rendere testimonianza al messaggio della tenerezza di Dio» la prima omelia; sulla veglia dei pastori su se stessi e sul gregge in tempi difficili, la seconda. Entrambe hanno una marcata tensione escatologica: «Si dice giustamente che nel mondo c’è molto relativismo, che tutte le cose sono prese quasi valessero come tutte le altre, ma c’è pure un “relativismo cristiano”, che è il leggere tutte le cose in relazione al momento nel quale la storia sarà palesemente giudicata» (Duomo); a Gerusalemme per influsso dello Spirito, Martini affida la Chiesa di Milano alla Parola, perché attraverso la Parola riconosca il mistero d’Israele e abbia il coraggio di guardare alla «gloria di Dio» risplendente nell’ignominia della croce del Figlio (Venegono).
In occasione del 25° di episcopato del card. Carlo Maria Martini, la diocesi di Milano ha offerto al suo arcivescovo emerito due celebrazioni liturgiche: l’8 maggio in Duomo e il 10 al seminario di Venegono. Sotto il segno del rendimento di grazie «perché mi è stato dato di rendere testimonianza al messaggio della tenerezza di Dio» la prima omelia; sulla veglia dei pastori su se stessi e sul gregge in tempi difficili, la seconda. Entrambe hanno una marcata tensione escatologica: «Si dice giustamente che nel mondo c’è molto relativismo, che tutte le cose sono prese quasi valessero come tutte le altre, ma c’è pure un “relativismo cristiano”, che è il leggere tutte le cose in relazione al momento nel quale la storia sarà palesemente giudicata» (Duomo); a Gerusalemme per influsso dello Spirito, Martini affida la Chiesa di Milano alla Parola, perché attraverso la Parola riconosca il mistero d’Israele e abbia il coraggio di guardare alla «gloria di Dio» risplendente nell’ignominia della croce del Figlio (Venegono).
In occasione del 25° di episcopato del card. Carlo Maria Martini, la diocesi di Milano ha offerto al suo arcivescovo emerito due celebrazioni liturgiche: l’8 maggio in Duomo e il 10 al seminario di Venegono. Sotto il segno del rendimento di grazie «perché mi è stato dato di rendere testimonianza al messaggio della tenerezza di Dio» la prima omelia; sulla veglia dei pastori su se stessi e sul gregge in tempi difficili, la seconda. Entrambe hanno una marcata tensione escatologica: «Si dice giustamente che nel mondo c’è molto relativismo, che tutte le cose sono prese quasi valessero come tutte le altre, ma c’è pure un “relativismo cristiano”, che è il leggere tutte le cose in relazione al momento nel quale la storia sarà palesemente giudicata» (Duomo); a Gerusalemme per influsso dello Spirito, Martini affida la Chiesa di Milano alla Parola, perché attraverso la Parola riconosca il mistero d’Israele e abbia il coraggio di guardare alla «gloria di Dio» risplendente nell’ignominia della croce del Figlio (Venegono).