L’idea del processo a Dio ci è paradossalmente familiare. Sia l’Antico, sia il Nuovo Testamento conoscono l’argomento. Un processo a Dio è intentato da Giobbe e Dio ricusa alla fine i suoi difensori e scagiona il suo
accusatore, poiché ha parlato «secondo verità». Nel Nuovo Testamento il «processo a Dio» sta al cuore del racconto: Gesù vi appare indifeso e non
si difende. Pilato, che si muove secondo ragione, si meraviglia.
La quantità e la qualità della presenza del male nella storia è spaventosa e l’obiezione a Dio continuamente è riproposta, non senza ragione. Ma la
fede – che pure conosce molte ragioni – non è figlia della ragione. Posso confessare Dio, ma non difenderlo. Una recente opera teatrale di Stefano Massini, rappresentata in queste settimane in Italia, intitolata
Processo a Dio, ripropone il tema dal centro della Shoah. A partire dall’opera teatrale proponiamo qui una riflessione e un confronto in proposito tra le tre grandi religioni monoteiste. I contributi sono di: Piero Stefani, Amos Luzzatto, Ida Zilio-Grandi e Paolo Ricca.
Dizionario
di un movimento in atto
Con encomiabile tempestivit�
(e non comune coraggio editoriale) le Edizioni Dehoniane di Bologna hanno
provveduto alla versione italiana del voluminoso (oltre 1.200 pagine) Dizionario
del Movimento ecumenico pubblicato nel 1991 dal Consiglio ecumenico delle
chiese, con una presentazione dell'allora segretario generale Emilio Castro. Si
tratta di...