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Un segno piccolo

II domenica di Avvento

Bar 5,1-9; Sal 125; Fil 1,4-6.8-11; Lc 3,1-6

          In coerenza con quanto enunciato nel breve prologo (Lc 1,1-4), Luca apre la parte decisiva del suo racconto con un elenco dei potentati dell’epoca (3,1): l’imperatore di Roma, il procuratore della Giudea, il tetrarca della Galilea, quello dell’Iturea e della Traconitide e infine quello dell’Abilene. Cita inoltre i sommi sacerdoti in carica in quel periodo: Anania (Anna), dal 6 al 15 ev, e Caifa, suo genero, che gli succedette nel 16 ev e stette in carica fino al 36: i due coprono quindi gli anni della vita di Gesù.

          L’evangelista ci offre in tal modo i nomi dei personaggi che avranno più o meno parte nella storia che segue e una vera e propria geografia del potere. Luca presenta così soprattutto lo sfondo contro il quale i fatti si svolgeranno, anche se non tutte le regioni citate saranno direttamente coinvolte.

          Potremmo però dire di avere di fronte la cronologia e la geografia della paura, benché non ancora espressa, da parte di chi detiene il potere, perché i veri protagonisti della storia muoveranno persone e sentimenti contrastanti, e la situazione politica è tesa: neppure i romani, di solito abili a reggere i popoli conquistati, si sentono sicuri.

          Di fatto è una panoramica desolante, visti i personaggi citati, corrotti e corruttori, talora violenti ed efferati.

          Il racconto evangelico, per altro, ha coinvolto fino a questo capitolo 3 persone e luoghi oscuri, privi di qualunque prestigio: un villaggio della Galilea, una giovane donna prima e il fidanzato di lei, una donna anziana e sterile, due bambini, dei pastori, i campi attorno a Betlemme. Poche le eccezioni a questi luoghi senza prestigio: c’è un sacerdote che svolge servizio nel tempio nel turno della sua classe (Lc 1,8) – ma è uno tra i tanti – e altri personaggi che gravitano attorno al santuario (2,25ss e 2,46).

          Dell’infanzia e della formazione dei due bambini, uno dei quali sarà il protagonista assoluto della storia – e non solo di quella lucana – ci vien detto poco o niente. Dell’altro, Giovanni, ci vien detto che visse in regioni deserte fino al momento della sua comparsa sulla scena.

          Così anche il deserto, luogo tanto importante per la storia del popolo di Dio, entra in questo sommario geografico di Luca.

          Quando però Giovanni compare, il paesaggio è cambiato di nuovo. Siamo nella regione del Giordano (eis pasan perichoron tou Iordanou) che egli ha percorso (3,3), ed è probabilmente già in riva al fiume.

          Tutto il paese è così davanti ai nostri occhi e possiamo quasi supporre che Luca, al di là delle sue preoccupazioni documentarie, voglia suggerire che la parola di Dio non entra solo nel tempo, ma entra anche nello spazio, anzi, in uno spazio preciso.

          L’elenco dei potentati di Lc 3,1 in qualche modo evoca sfondi analoghi del Primo Testamento (Is 1,1 e 6,1, Ger 1,1-3, Ez 1,1-3, Os 1,1, Am 1,1, Mi 1,1, Sof 1,1, Ag 1,1, Zac 1,1), sui quali si staglia l’evento della parola divina che investe il profeta come accade anche per Giovanni: egeneto rema theou epi Ioannen, «avvenne la parola di Dio su Giovanni» (3,2).

          Rema, equivalente all’ebraico dabar, può essere tanto una parola pronunciata quanto il fatto di cui si parla (cf. Lc 2,15, Thayer), dunque questa parola, che «avviene/viene su di lui», lo investe e attraverso di lui entra in un tempo e in uno spazio ben identificati, preparando la manifestazione del vero protagonista di tutta la storia.

          Giovanni infatti non annuncia una generica salvezza, ma il mezzo attraverso il quale si manifesta (to soterion, v. 6), con lo stesso termine usato da Simeone nel tempio, mentre teneva in braccio il Bambino (Lc 2,30).

          Dunque una salvezza visibile, che si manifesta non solo nel tempo come tutte le grandi opere di Dio, ma anche nello spazio con un corpo concreto.

          Lo stesso termine (soterion) tornerà in At 28,28, a inclusione della narrazione lucana.

          Per ora è comunque un segno modesto – tale è il Bambino nel tempio – come un predicatore che viene dal deserto e propone un battesimo di conversione, non una rivolta armata. Tuttavia alcuni potentati avranno paura di lui, come ne avranno di colui che annuncia.

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