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«Piena di grazia»

Immacolata concezione di Maria

Gen 3,9-15.20; Sal 97 (98); Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38

In questa domenica si celebra l’Immacolata concezione di Maria. Di per sé le solennità non hanno la precedenza sulle domeniche dei tempi forti (Avvento e Quaresima). Tuttavia, quest’anno, il card. Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, a nome dei vescovi italiani ha chiesto che, eccezionalmente, la Chiesa italiana possa comunque festeggiare il giorno 8 dicembre la festa dell’Immacolata Concezione di Maria.

Si tratta di una solennità che ha ricevuto il suo definitivo imprimatur nel dogma proclamato da papa Pio IX l’8 dicembre del 1854. Ovviamente tale proclamazione ufficiale è preceduta da secoli di tradizione e riflessione teologica che hanno le loro origini già in epoca patristica. Dal punto di vista biblico il fondamento più importante è proprio il testo del Vangelo di Luca, che viene proclamato in questo giorno. Si tratta del racconto dell’annuncio che l’angelo Gabriele fa a Maria: «In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria».

Il contenuto del messaggio dell’angelo è: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù». Un annuncio inaspettato e problematico, vista la reazione di Maria: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?»; reazione che lascia intendere che l’unione matrimoniale con Giuseppe non era completamente avvenuta. Ma soprattutto un annuncio «programmatico» che, se da una parte rispondeva alle aspettative messianiche del tempo – l’avvento di un Messia –, dall’altra indicava proprio Maria come sua futura madre: «Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Tutto questo è però preceduto da una formula particolare di saluto, con la quale l’angelo si presenta a Maria: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». In questo saluto vi sono i tre elementi cardine che permetteranno il seguito dell’annuncio. Il primo è «rallegrati»: quanto segue è qualcosa che renderà Maria piena di gioia, e su questa «gioia» ci sarebbe molto da dire, dato che non è la gioia di un momento, ma una gioia profonda e finale che dovrà attraversare paure, preoccupazioni, incomprensioni, fedeltà e sequela che porteranno questa madre fino ai piedi di una croce.

Il secondo elemento è «piena di grazia»; un’espressione particolare che nell’originale greco è kecharitomene, ovvero il perfetto passivo del verbo charitoo. Il perfetto passivo esprime l’effetto di un’azione precedente: in questo caso il senso dell’annuncio è che Maria è stata trasformata dalla grazia che Dio ha operato in lei come preparazione a questo momento. Ed è proprio su questo punto che l’affermazione dell’immacolata concezione trova il suo fondamento principale. L’angelo Gabriele sta dicendo a Maria che l’azione di grazia del Signore su di lei l’ha trasformata, l’ha resa cioè capace di accogliere quanto sta per accadere.

Il terzo elemento è l’affermazione «il Signore è con te» che, oltre a essere una rassicurazione, è anche un invito ad accogliere la presenza e il disegno di colui che ha preparato tutto questo, ovvero che non solo ha trasformato Maria con la sua grazia, ma che l’accompagnerà in tutto ciò che avverrà. 

Questo però non è da intendersi in modo deterministico, come qualcosa che Maria subisce e da cui non può tirarsi indietro. L’azione di grazia può rendere una persona in grado di accogliere il progetto di Dio, ma aderire o meno a tale progetto rimane sempre una decisione personale e libera decisione.

In altre parole l’essere stata trasformata dalla grazia non solo non lega Maria a un destino già determinato, ma pone Maria nella libertà piena di scegliere se aderire o meno a quanto le viene proposto – cosa che di fatto avverrà con la risposta di Maria all’angelo: «Avvenga per me secondo la tua parola» –.

Inoltre, per chi come Maria conosce le Scritture di Israele, la rassicurazione che il Signore è e sarà con lei non è un’assicurazione che risparmia chi la riceve da prove, difficoltà, sofferenze – basti pensare alla storia di Giuseppe nella Genesi, dove l’affermazione che il Signore era con lui non lo ha risparmiato dall’essere messo in una buca dai fratelli e venduto come schiavo in Egitto o dal finire in prigione ingiustamente –, ma la certezza, nella fede, che in ogni situazione che dovrà affrontare, nella libertà e nel discernimento, non le verrà meno il sostegno e il conforto del Signore.

Essere trasformata dalla grazia, ovvero «immacolata», è ciò che permetterà a Maria di realizzare, nella pienezza della sua umanità, il compito che il Signore le ha affidato: generare, accompagnare, custodire «la Parola fatta carne». In lei si compie come primizia il destino di tutti coloro che, per mezzo del Figlio, sono – come scrive Paolo – «scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità» (Ef 1,4).

 

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