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«Non glielo impedite»

XXVI domenica del tempo ordinario

Nm 11,25-29; Sal 18 (19); Gc 5,1-6; Mc 9,38-43.45.47-48

Per una delle possibili riflessioni sulla pagina evangelica di questa domenica – che pone la domanda da una parte su «chi è con noi o contro di noi», e dall’altra su cosa può essere «di inciampo» –, forse può essere illuminante soffermarsi prima sul testo della prima lettura, tratto dal Libro dei Numeri.

Mosè è alle prese con il suo popolo e, come al solito, si trova di fronte ai numerosi problemi che questo comporta. Siamo nel deserto, la strada verso la terra promessa è ancora lunga, le difficoltà non mancano e in Nm 11,14 esclama: «Non posso io da solo portare il peso di tutto questo popolo; è troppo pesante per me». A tale sfogo e richiesta di aiuto il Signore risponde: «Il Signore disse a Mosè: “Radunami settanta uomini tra gli anziani d’Israele, conosciuti da te come anziani del popolo e come loro scribi, conducili alla tenda del convegno; vi si presentino con te. Io scenderò e lì parlerò con te; toglierò dello spirito che è su di te e lo porrò su di loro, e porteranno insieme a te il carico del popolo e tu non lo porterai più da solo”» (Nm 11,16-17).

Ora però, come la tradizione rabbinica fa notare, sorge un altro problema, che non compare però direttamente nel testo biblico: scegliere settanta anziani dalle dodici tribù può causare un «incidente diplomatico», cioè può favorire alcune tribù a scapito di altre. Ecco come la tradizione rabbinica spiega il problema: «“Com’è possibile avere un numero uguale di anziani da ogni tribù?” rifletté Mosè. “Se scelgo cinque uomini per ogni tribù, saranno solamente sessanta, ma se scelgo cinque uomini da due tribù e sei dalle altre, le offenderò”. Perciò Mosè decise di consegnare settantadue biglietti di invito, sei per ciascuna tribù, solo che in settanta di essi vi era scritto “anziano” e due biglietti erano invece in bianco».

Ecco che una volta convocati gli anziani, racconta il testo di Numeri, «il Signore scese nella nube e parlò a Mosè: tolse parte dello spirito che era su di lui e lo pose sopra i settanta uomini anziani; quando lo spirito si fu posato su di loro, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito» (Nm 11,25). Succede però che anche altre due persone, rimaste nella loro tenda, iniziano a profetizzare, e la cosa non solo non passa inosservata, ma viene denunciata a Mosè: «Un giovane corse ad annunciarlo a Mosè e disse: “Eldad e Medad profetizzano nell’accampamento”. Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza, prese la parola e disse: “Mosè, mio signore, impediscili!”» (Nm 11,27-28).

Se torniamo alla nostra pagina evangelica troviamo una situazione simile, nella quale è Giovanni a protestare: «“Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva”. Ma Gesù disse: “Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi”».

Dietro a questi due episodi vi è una questione di enorme importanza. Se da una parte, infatti, è necessario che ci sia una «guida autorevole» e anche un «ordinamento formale che normi il servizio» all’interno della comunità ecclesiale, per cui una «vocazione» a qualsiasi ministero/servizio anche se ha come origine lo Spirito richiede comunque il riconoscimento da parte della comunità, dall’altra è importante non dimenticare che qualsiasi «norma» non può limitare la libertà d’azione del Signore, il cui Spirito soffia «dove vuole» (cf. Gv 3,8).

Ostacolare lo Spirito è in un certo qual modo forse «l’inciampo» più grande da rimuovere, prima di tutto da noi stessi e dal nostro costante bisogno di «autodefinirci». Tutto questo, infatti, crea «esclusioni», divisioni, scismi e «abbandoni». E la storia della Chiesa è piena di queste divisioni così come, ancora oggi, l’apertura ad accogliere il «nuovo» o l’«alterità» dello Spirito appare una strada impraticabile e sbarrata: senza fare esempi concreti si pensi a quei temi «scottanti» che da più parti sono stati proposti ed evidenziati, e che ancora una volta sono stati omessi dall’agenda del prossimo Sinodo. Su tutto questo le parole di Gesù che il Vangelo di oggi ci presenta sono di una radicalità estrema: tutto ciò che è motivo di scandalo va tagliato e gettato via.

Ultimo pensiero: Eldad e Medad hanno continuato, malgrado tutto, a profetizzare fino alla fine della loro vita – infatti di loro non si dice che «non lo fecero più in seguito» –, e la grandezza di Mosè è stata quella di riconoscerlo; chissà quanti altri «Eldad e Medad» continuano, esclusi nelle loro «tende», a profetizzare proprio perché lo Spirito «soffia dove e quando vuole»: attendiamo che il «Mosè» di turno lo riconosca.

Commenti

  • 27/09/2024 Anna Crivellari

    MOlto buono il commento. Grazie!

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