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La stessa emozione: il 31 ottobre una vera festa

Il 31 ottobre è la festa della Riforma. La “stessa emozione” è una parte del titolo della conferenza che Giuseppe Platone ha tenuto il 27 ottobre a Reggio Calabria, una fra le molte iniziative di queste giornate. Orizzonte ecumenico non è solo conoscersi e rispettarsi, è anche condividere di cuore la stessa emozione, gioire per la festa dell’Altra. Con molta gratitudine per le sorelle e i fratelli di queste Chiese, per quello che sono, per la speranza che condividono col mondo.

La conferenza tenuta alcuni giorni or sono a Reggio Calabria aveva anche una dimensione storica, legata all’anniversario Valdese. Senza entrare tuttavia in quell’aspetto specifico, mi è sembrato che il termine emozione che ne faceva parte avesse forza di esprimere la nostra esperienza di oggi. Lo stesso dolore per il mondo devastato dalle guerre, lo stesso panico per la crisi dell’ecosistema, lo stesso coraggio che viene dalla Scrittura. Per molti altri aspetti, tuttavia, cioè per le modalità del culto, per la ricchezza della predicazione, per l’energia della presa di parola, per l’accoglienza di tutte e tutti, l’emozione è quella di una grazia ricevuta e condivisa, che dalle Chiese della Riforma si riversa su tutte le confessioni. Si riversa perciò, parola, gesto e pane condiviso, anche sulla Chiesa cattolica, a cui appartengo, che muove cose ed esprime desiderio e solidarietà, ma ha una quantità tale di freni di vario tipo, sempre rivestiti di antica veneranda tradizione e di dolcissima caritatevole spiritualità, che la fanno muovere su carta millimetrata, producendo cambiamenti infinitesimali e lasciando gran parte, se non proprio tutto, come prima.

Giubileo: la speranza e l’imbarazzo

Infatti, il pluralismo delle idee e anche delle forme non è certo ignoto nella Chiesa cattolica, ma tante volte è più di fatto che di principio, visto che sembra difficile accedere a quelle modalità di “ricezione aperta “ e di “formalizzazione amichevole del disaccordo”[1] vissute nella Comunione Anglicana – ad esempio espresse nella Conferenza di Lambeth del 1998 rispetto alla Consacrazione episcopale delle donne -  di cui si è di recente detto presentando anche qui la serie Smaschilizzare la Chiesa. Più spesso funziona piuttosto per accostamento di modelli diversi così che, per fare un esempio, nel Giubileo 2025 che ha a tema la Speranza, troviamo ancora niente meno che le indulgenze, nonostante l’imbarazzo teologico che suscitano in casa cattolica e, in ogni caso, l’impatto divisivo e il significato simbolico che hanno proprio rispetto alla Riforma.

Per fortuna, loro, Chiese di tutti e per tutti, continuano a intrattenere affabili rapporti anche con noi!

Torniamo per altra strada: auguri e soprattutto grazie, sorelle e fratelli

Torniamo adesso comunque al nucleo da cui abbiamo preso avvio, quello maturo e succoso in questa Festa del 31 ottobre. Non intendo riferirmi solo alle indagini socio-religiose, a fare la conta di quanti frequentano qui oppure là o da nessuna parte. Non mi riferisco neppure unicamente al dibattito sulla laicità e alle proposte su un diverso modo di pensare all'insegnamento religioso nelle scuole pubbliche o ai documenti sul fine vita. Importante ma ancora poco è anche l’anniversario di Nicea, di quei 1700 anni da un evento/processo che nel IV secolo fu decisamente critico e conflittuale, che ha tuttavia portato a un consenso, a partire dal quale Fede e Costituzione sta organizzando la sua Sesta Conferenza Mondiale (dal 25 al 28 ottobre 2025) a Wadi el Natrum, in Egitto. Il titolo della Conferenza – che si può tradurre Cosa facciamo per andare verso l’unità visibile? - fa subito capire che lo sguardo è in avanti, e mette al centro processi condivisi anche se diversificati.

Certo la gratitudine è grande anche per quanto appena ricordato, parole, opere e giorni di lavoro per tutte e tutti. Ma voglio ora riferirmi soprattutto a nomi propri e volti amici, quelli delle colleghe che danno qualità e respiro anche alla vita del Coordinamento delle Teologhe Italiane, che condividono gli spazi delle città che abitiamo. Senza di loro il nostro impegno sarebbe più triste. A loro grazie, anche per la delicatezza con cui collaborano con noi. Buona festa, con emozione! 

 

 

[1] Jo B. Wells, L’esperienza dell’ordinazione delle donne tra gli anglicani, in Donne e ministeri nella chiesa sinodale. Un dialogo aperto, Paoline 2024, p.45

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