La nostra società ama la morte?
In questo nostro mondo sembra che l’amore per la morte stia prendendo il sopravvento sull’amore per la vita. Anche in Occidente, infatti, ci stiamo abituando a sentir parlare di conflitti militari, a vedere scene di guerra sempre più cruente, ad assistere impotenti ad assurde uccisioni di innocenti, a devastazioni ambientali senza precedenti.
I mezzi di comunicazione, continuamente e in modo quasi ossessivo, ci propinano ogni giorno episodi di cronaca nera che spengono la fiducia, la speranza, l’amore verso la vita.
Inoltre si va diffondendo un approccio impersonale, meccanico e burocratico verso la vita, favorito da un sistema socio-economico che induce a considerare se stessi e gli altri non più come persone, ma come merce di scambio.
Due orientamenti naturali
L’amore per la morte e l’amore per la vita sono due orientamenti della persona umana, e sono in essa sempre presenti. L’amore per la vita è l’orientamento fondamentale, la potenzialità primaria della persona, mentre l’amore per la morte è una potenzialità secondaria. Utilizzando la terminologia dello psicoanalista e sociologo Erik Fromm, l’uomo è biologicamente strutturato per la biofilia, ma psicologicamente possiede il potenziale necrofilo come soluzione alternativa (cf. E. Fromm, Psicoanalisi dell’amore. Necrofilia e biofilia nell’uomo, Newton Compton, Roma 31971).
La persona, quindi, è un campo di battaglia in cui entrano in gioco forze biofile e necrofile; vive una tensione fondamentale tra eros e thanatos, tra vita e morte, tra biofilia e necrofilia, tra bene e male. La maggior parte delle persone è un misto di orientamento biofilo e necrofilo, ma quel che conta veramente è comprendere se ci si lascia dominare e guidare dall’uno o dall’altro.
Controllo versus dono
L’orientamento necrofilo è caratterizzato da una fondamentale avversione verso la vita e tutto ciò che è vivente. Questo spinge la persona a controllare la vita, a dominarla, a esercitare su di essa il potere, a distruggerla, a trasformarla in morte. Si tratta di un approccio alla vita, nel quale la vita stessa è disprezzata e non amata. La persona con questo orientamento inneggia alla morte ed è affascinata da tutto ciò che è morto, ha nei confronti delle persone un approccio freddo e distaccato e le considera come fossero oggetti su cui esercitare il proprio potere.
L’orientamento biofilo è diametralmente opposto. La persona che ne è guidata tende a promuovere la vita e a lottare contro la morte, è motivata dall’attrazione per la vita e la gioia. Ama pienamente la vita ed è attratta dal processo di vita e di crescita in tutti gli ambiti, ama la vita in tutte le sue manifestazioni, ama l’avventura di vivere. Esprime progettualità, produttività, umanità. È capace di amare, di servire, di meravigliarsi, di stupirsi, di contemplare. È capace di dare senso alla propria esistenza e a quella degli altri, vive a tutto tondo il comandamento dell’amore e cerca di plasmare ogni cosa con l’amore.
Una scelta di libertà
Ogni persona è chiamata a scegliere continuamente tra la vita e la morte, tra l’amare una o l’altra. Certamente la scelta più saggia e vantaggiosa per sé e per gli altri è quella di scegliere sempre la vita, che è uno splendido dono della bontà di Dio.
La vera libertà non sta tanto nella possibilità di scegliere, quanto piuttosto nello scegliere ciò che corrisponde alla vera crescita della persona e al suo vero bene, che è anche il bene di tutti.
La libertà è essenzialmente un potere attivo della volontà, che consiste soprattutto nella capacità di orientare radicalmente e positivamente la propria vita verso il bene, i valori, la verità. La vera libertà consiste nell’amare concretamente Dio e il prossimo (cf. Mc 12,28-31).
L’orientamento biofilo, quindi, è un orientamento libero e umano, esprime umanità vera, vale a dire una qualità del vivere insieme, uno stare gli uni con gli altri nel vincolo della solidarietà, della comunione, della fraternità, dell’amore.
La biofilìa, ossia l’incondizionato amore per la vita, è l’unica risposta veramente sana al problema e alle contraddizioni dell’esistenza umana, e dona la possibilità di costruire insieme la «civiltà dell’amore». L’amore per la vita, che costituisce l’orientamento fondamentale della persona, si deve tradurre in comportamenti rispettosi della vita, di ogni vita umana e della casa della vita, ossia del nostro habitat naturale.
Salvatore Cipressa è docente di Teologia morale presso l’Istituto superiore di Scienze religiose metropolitano di Lecce e l’Istituto teologico calabro di Catanzaro.