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Intra omnes. Una lettera collettiva in forma di glossario

Anche quattro soci dell’ATISM (Gaia De Vecchi, Luigi Mariano Guzzo – anche curatore, assieme ad Andrea Grillo -, Aristide Fumagalli e Simone Morandini) hanno partecipato alla stesura di Intra omnes, e-book da oggi scaricabile gratuitamente dal sito della casa Editrice Queriniana al seguente link: https://www.queriniana.it/libro/intra-omnes-4587

Di cosa si tratta? Riportiamo uno stralcio dell'introduzione per anticipare la struttura, il metodo e i contenuti.

Ci auguriamo che questo e-book provochi riflessioni, sani dibattiti e confronti, anche sulle pagine di questo blog.

Il compiersi del pontificato di papa Francesco apre lo sguardo sul cammino ecclesiale che sporge sul futuro. Grazie al magistero di papa Francesco possiamo oggi porre «con tutta franchezza e senza impedimenti» (At 28,31) alcune questioni di fondo, alle quali dare risposta a partire dalle nostre competenze e dalle nostre ricerche. Al tempo degli hashtag, delle etichette digitali, individuiamo alcune “parole chiave” sulle quali riflettere, per delineare le questioni più urgenti da affrontare ora e nell’immediato futuro, dopo Francesco. Emerge la consapevolezza, infatti, che con il primo papa di origini latinoamericane la Chiesa non è più la stessa; è già cambiata. I processi di riforma avviati, non conclusi, sono tanti e tali che si può parlare, non solo da un punto di vista storico, di un “prima” e di un “dopo” Francesco.

Si potrebbe osservare come le “parole” siano state individuate in maniera arbitraria, data la contingenza del momento. Ma ci sembrano essere comunque alcune delle più significative per esprimere questo pontificato francescano.

Peraltro, lo stile che ha accompagnato la redazione del volume può dirsi “sinodale”, in quanto le riflessioni si sono sviluppate a partire da alcune domande messe in comune:

  • a) Dopo i papi Roncalli, Montini, Luciani e Wojtyła, che erano stati padri conciliari, e dopo papa Ratzinger, che aveva partecipato all’assise conciliare come perito del cardinale Frings, Francesco è stato il primo papa per davvero “figlio” del concilio Vaticano II, in quanto negli anni della convocazione (1962-1965) era ancora in formazione come novizio gesuita (sarà ordinato sacerdote nel 1969). Ora, come tradurre queste istanze per le generazioni più giovani e quelle a venire che saranno, come in parte siamo già, “nipoti” del Concilio?
  • b) In questa eredità conciliare, Francesco ha aperto processi, restituendo autorità alla Chiesa come popolo che cammina nella storia più che sulla tradizione intesa in maniera statica quale “dispositivo di blocco” delle azioni di riforma. È stato, ed è, l’inizio di una nuova primavera. Che cosa è più urgente per il futuro?
  • c) La cifra dialogica del pontificato – sul piano ecclesiale e su quello ecumenico, ma anche sul versante secolare – ha iniziato percorsi di rilettura della dottrina cattolica. Di quali sviluppi ha bisogno la Chiesa dopo Francesco?
  • d) Processi e dialoghi hanno avuto alcune traduzioni istituzionali, ma molto resta da fare alla Chiesa che verrà, sul piano teologico, normativo, morale, liturgico e così via. Quali sono i profili sui quali dovrà lavorare la Chiesa dei prossimi anni?

Queste domande hanno rappresentato la “griglia” sulla quale ciascuna e ciascuno di noi, in quanto componente del popolo di Dio, è stato chiamato a riflettere.

Insieme, i diversi contributi costituiscono quasi una lettera collettiva, anche se non redatta in forma epistolare, ma piuttosto come un glossario, che intendiamo far recapitare ai cardinali che si riuniranno nel prossimo conclave (ovviamente prima che si riuniscano in conclave, consapevoli che dall’inizio delle operazioni elettorali è vietata qualsivoglia forma di corrispondenza).

Questo libro non deve essere interpretato come quell’«intervento di persone autorevoli o di gruppi di pressione», stigmatizzato dal n. 83 di Universi dominici gregis, dal quale i cardinali devono restare immuni. Rispettiamo l’Extra omnes, il Fuori tutti, con il quale inizia il conclave, ma non possiamo non rilevare come la storia degli ultimi due secoli – e forse in modo particolare quella degli ultimi dodici anni – abbia reso il collegio cardinalizio sempre più inclusivo: non esclude, ma include tutta la Chiesa.

Intra omnes, Tutti dentro. […] In questa lettera collettiva, nella forma di un canone a ventisei voci, parliamo in quanto popolo di Dio. Vale a dire in quanto Chiesa che, riconoscendosi piramide rovesciata, ricorda di avere la base al vertice.

 

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