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In un luogo pianeggiante

VI domenica del tempo ordinario

Ger 17,5-8; Sal 1; 1Cor 15,12.16-20; Lc 6,17.20-26

          Domenica 6 febbraio è improvvisamente morta suor Stefania Monti. Le esequie si sono svolte nella cattedrale di Faenza, sua città di origine, mercoledì 9 febbraio. Ora il suo corpo inerte è accolto nel cimitero faentino, mentre la sua vita riposa nelle profondità di Dio. Ricordarla con un commento evangelico è conforme alla sua vocazione di studiosa fedele e rigorosa delle Scritture. Lo farò seguendo alcuni pensieri e suggestioni, senza dar corso alla filologia di cui lei era sapiente maestra. L’unguento profumato delle parole versate da suor Stefania resti come cara «memoria di lei» (Mc 14,9).

          Nella parte finale della sua vita suor Stefania risiedeva nel convento delle clarisse cappuccine di Fiera di Primiero; lei, che di cognome faceva Monti, abitava in montagna. La morte è però sopraggiunta quando si trovava in pianura, ospite delle consorelle di Ravenna. La dipartita di Mosè avvenne sul monte Nebo (Dt 34,1-4). Gesù morì sul monte Calvario. Francesco di Assisi, ricevute le stimmate sul «crudo sasso» della Verna, volle invece che sorella morte lo visitasse nella piana della Porziuncola, poco distante dal luogo in cui l’abbraccio con il lebbroso segnò l’inizio della sua conversione. Suor Stefania era una francescana.

          Anche il brano di Luca proclamato in questa domenica ci invita a scendere verso il piano. Le Beatitudini, poste da Matteo all’inizio del «Discorso della montagna» (Mt 5,1-12), in Luca hanno un’altra ambientazione. Dopo una notte di preghiera sul monte, Gesù scelse i Dodici e assieme a loro discese verso un luogo pianeggiante; là iniziò il suo discorso (Lc 6,12-17). Perché questa collocazione, che sulle prime pare meno calzante? «Mosè sali verso Dio e il Signore lo chiamò dal monte» (Es 19,3). Le montagne non sono forse i luoghi della presenza di Dio? Sì lo sono; ma è la pianura, la terra nella quale viene eliminata ogni asperità, a essere immagine della realizzazione delle promesse di Dio.

          Per caratterizzare l’annuncio messianico di Giovanni Battista, i tre Vangeli sinottici fanno concordemente riferimento a un passo di Isaia: «Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia: “voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”» (Mt 3,3; Is 40,3). È un grido e un comando. In Luca, e solo in lui, la citazione è però più ampia; il terzo evangelista aggiunge infatti un altro versetto: «Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato, le vie tortuose diverranno dritte e quelle impervie spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!» (Lc 3,5-6; Is 40,4).

          Non c’è più solo il comando, c’è anche la promessa. Gesù predica in un luogo pianeggiante; per i discepoli che lo ascoltano è giunto il tempo in cui si stanno realizzando le promesse. Rispetto alla voce di Gesù è dato ripetere, all’aperto, quanto egli disse nella sinagoga di Nazaret allorché la sua parola interpretò la parola: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato» (Lc 4,21). In Luca alle quattro Beatitudini seguono altrettanti «Guai». Il più autentico «guai» è quello del non ascolto.

         Nella scelta di collocare il «Discorso» in un luogo piano c’è anche una componente di umiltà. La scena inizia con una notazione insolita: «Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva» (Lc 6,20). Luca pone Gesù in una condizione umile, quasi che i suoi discepoli stessero in un posto più elevato. Egli non li guarda dall’alto in basso. In questo particolare è racchiuso l’insegnamento, rivolto a tutti i discepoli di ieri e di oggi, di collocarsi in basso.

          Se non si è in proprio poveri occorre stare dalla loro parte, se in prima persona non si ha fame non bisogna dimenticarsi di chi ce l’ha, se non si piange è necessario condividere il pianto altrui (Rm 12,15), se non si è perseguitati si deve essere consapevoli che molti lo sono.

          Nel corso della messa di esequie, la vicinanza ai poveri è stata evocata dalle consorelle come uno dei tratti peculiari di suor Stefania. Aggiungiamo che per loro e per tutti quelli che l’hanno amata risuonano anche altre parole: «Beati voi, che ora piangete, perché riderete» (Lc 6,21).

Commenti

  • 10/02/2022 Carlo

    Mi dispiace tantissimo...Il suo intervento settimanale sul Vangelo era molto prezioso...E' morta lo stesso giorno di Padre David Turoldo...un altro grande...Un po' del suo amore e passione per la Parola diventi notro. Riposa in pace suor Stefania

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