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In barca con Gesù

XII domenica del tempo ordinario

Gb 38,1.8-11; Sal 106 (107); 2Cor 5,14-17; Mc 4,35-41 

         Il brano di Marco che la liturgia di questa domenica ci propone s’incentra di nuovo sull’identità di Gesù: questa volta a porsi la domanda sono i suoi stessi discepoli, dopo averlo visto rimproverare il vento e il mare.

         La scena si svolge sulle acque del lago di Galilea: Gesù insieme ai suoi è diretto dall’«altra parte» del lago. Il viaggio non è molto lungo, forse poco più di un’ora, ma abbastanza per permettere a Gesù di addormentarsi a poppa. Per decenni gli esegeti hanno pensato che questo particolare – Gesù che dorme sulla poppa della barca – fosse un elemento unicamente simbolico, dato che si pensava che le barche di quel tempo non fossero così grandi da permettere che ci potesse essere a bordo anche una persona sdraiata a poppa. Le cose sono cambiate, a favore della realtà di tale descrizione, quando nel 1986, in seguito a una grave siccità che ha provocato un ritiro delle acque del lago di Galilea, una barca risalente al I secolo d.C. è emersa alla luce. Uno degli aspetti più interessanti di tale ritrovamento sta proprio nelle sue dimensioni: la barca infatti è lunga più di 8 metri e larga 2,5 metri. Un’imbarcazione quindi di tutto rilievo, in cui una persona può stare tranquillamente sdraiata a poppa.

         Il ritrovamento non solo testimonia la possibilità che al tempo di Gesù ci fossero barche di quel genere, ma anche che la descrizione di Marco sia molto più verosimile che simbolica.

         Ritornando alla scena evangelica, il viaggio tranquillo viene di colpo interrotto: «Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena». I discepoli, impauriti, svegliano Gesù: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».

         La reazione di Gesù è a dir poco flemmatica, al terrore scolpito nei volti dei discepoli risponde con assoluta tranquillità: «Si destò, minacciò il vento e disse al mare: “Taci, calmati!”». Poche parole e tutto ritorna tranquillo, a eccezione dei discepoli che rimangono sbigottiti: «E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

         La domanda che i discepoli si pongono non è affatto retorica e nemmeno vaga, ma molto precisa. Dietro a questa domanda c’è la consapevolezza che solo Dio può calmare le acque o il vento. Il riferimento è a due diversi passi del libro dei Salmi, in cui il soggetto agente è Dio stesso: nel salmo 104,7 si legge «Al tuo rimprovero esse fuggirono [le acque], al fragore del tuo tuono si ritrassero atterrite», e il salmo 107,29 riporta «La tempesta fu ridotta al silenzio, tacquero le onde del mare». Se solo Dio può far questo, allora Gesù chi è? Ecco la domanda che i discepoli si pongono. Una domanda che rimanda anche a un’attesa, se si tiene conto di quanto si legge in un frammento ritrovato a Qumran: «Perché i cieli e la terra ascolteranno il suo Messia» (4Q521).

         Dalla paura di morire travolti dalla tempesta di un lago si passa alla rivelazione messianica di Gesù: un Messia che ha caratteri divini, che esercita lo stesso potere di Dio.

         Ma ritorniamo alla descrizione di questo episodio: da una parte ci sono dei discepoli atterriti, in balia degli eventi, e dall’altra c’è un «Messia divino dormiente», che sembra essere del tutto estraneo a quanto sta succedendo. Questa scena descrive una situazione abbastanza ricorrente, purtroppo, in cui si trovano tanti credenti in diverse parti del mondo. Il pericolo e il terrore può essere dato da eventi naturali o, ancor peggio, da guerre provocate dagli uomini, e di fronte a tali minacce mortali sembra che Dio stia dormendo, non agisca, non intervenga. Dov’è Dio di fronte alla minaccia del male? È l’eterna domanda dell’uomo, credente e non, che sempre rimane aperta. Non è ovviamente qui il caso di intraprendere qualsiasi itinerario di risposta a tale domanda, ma credo che sia importante anche imparare a volgere lo sguardo in un’altra direzione, ovvero a «poppa» e scoprire che Dio è proprio lì, nella nostra stessa barca.

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