b
Blog

Il senso della gloria

XXIX domenica del tempo ordinario

Is 53,10-11; Sal 32 (33); Eb 4,14-16; Mc 10,35-45

         Nel Vangelo di questa domenica assistiamo a una richiesta più che comprensibile e, in un certo senso, legittima. I due fratelli, Giacomo e Giovanni, hanno seguito Gesù fin dagli inizi del suo ministero, e questa loro scelta li ha portati ad abbandonare l’attività economica del padre, un’impresa di prodotti ittici, e ad allontanarsi dal loro villaggio e dai legami sociali in cui erano cresciuti.

         Tutto questo proprio perché hanno creduto che Gesù fosse il Messia atteso, la speranza di Israele, della loro gente. L’attesa dell’avvento messianico del Regno e della definitiva liberazione di Israele (cf. Lc 24,21) costituivano, infatti, una forte attrattiva in quel tempo ricco di fermenti religiosi e allo stesso tempo pressato da una dominazione romana che gravava con tasse e violenze di vario genere soprattutto sulla popolazione più povera.

         Certo non è stata una sequela facile, ma sicuramente la loro fedeltà li ha contraddistinti, se pensiamo che in alcuni momenti particolari sono gli unici, insieme a Pietro, ad aver avuto l’onore di stare accanto al loro Maestro: si pensi all’episodio della guarigione della figlia del capo della sinagoga (Mc 5,37 // Lc 8,51); alla loro presenza sul monte della trasfigurazione (Mc 9,2 // Mt 17,1; Lc 9,28) e nel momento dell’agonia nel podere del Getsèmani (Mc 14,33).

         Vediamo, dunque, un po’ più da vicino in cosa consiste la richiesta «di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».

         Nella tradizione rabbinica, in un testo tratto dal Talmud Jerushalmi si legge: «Il Principe siede nel mezzo e i più anziani siedono a destra e a sinistra. R. Eliazar ben Zadoq [vissuto nel 150 d.C. circa] ha detto: quando Rabban Gamaliel [vissuto nel 90 d.C. circa] in Jabne reggeva la presidenza, il mio nonno sedeva insieme a un altro a destra e i restanti più anziani alla sinistra. E perché sedeva ancora un altro alla destra del più anziano? A causa dell’onore del più anziano». Sedere dunque da una parte o dall’altra di colui che presiede è un titolo meritorio.

         L’origine di questa usanza può essere rintracciata nella stessa narrazione biblica, ad esempio nella profezia di Zaccaria: «Vedo un candelabro tutto d’oro; in cima ha una coppa con sette lucerne e sette beccucci per ognuna delle lucerne. Due olivi gli stanno vicino, uno a destra della coppa e uno a sinistra. (…) Quindi gli domandai: “Che cosa significano quei due olivi a destra e a sinistra del candelabro?” (…) “Questi – soggiunse – sono i due consacrati con olio che assistono il dominatore di tutta la terra”» (Zc 4,3.11.14).

         Il desiderio di Giacomo e Giovanni è quello, quindi, non solo di vedere coronato il loro sacrificio, la loro fedeltà al Maestro, ma di continuare ad «assisterlo» una volta che il Messia avrà instaurato il regno di Dio, liberando Israele e «tutta la terra» da ogni forma di dominio malvagio e oppressore.

         Interessante notare che Gesù non si scandalizza, al contrario degli altri suoi discepoli, di questa richiesta, ma rimanda al «destino» che lo attende e chiede loro se sono disposti a seguirlo in questo stesso «destino»: «Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». La risposta è pronta e decisa: «Lo possiamo». Si coglie qui la buona fede e la piena disponibilità dei due fratelli a seguire il loro Messia in quello che, nella loro idea, avrebbe dovuto essere l’adempimento del piano di Dio, la liberazione di Israele nello scontro anche mortale con il nemico. «Bere lo stesso calice» significa, infatti, partecipare alla stessa sorte che però, contrariamente alle aspettative dei discepoli, sarà per Gesù la sua condanna a morte.

         Tutto questo comunque non basta per assicurare che la richiesta dei due verrà esaudita, così come Gesù afferma: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».

         Ciò che sembra essere una risposta di stampo deterministico, una sorta di pre-destinazione, in realtà è proprio il contrario: nulla è pre-ordinato, pre-destinato; tutto è invece preparato, pronto, ma è il «già» che attende il «non ancora», ovvero la libera risposta di ognuno; una risposta che va articolata giorno per giorno fino a quell’ultimo giorno che apre le porte alla pienezza di vita e coincide con la nostra morte terrena. In tal senso abbiamo notizia in At 12,2 del martirio di Giacomo, avvenuto nel 43 d.C. per ordine di Erode Agrippa, mentre per Giovanni la discussione è ancora aperta in base alla sua identificazione o meno con l’autore dell’omonimo Vangelo.

         Alla fine nessuno sa quale sia ora il loro posto alla presenza del Risorto, ma certamente l’aver potuto vivere una relazione così stretta e ravvicinata con Gesù, e soprattutto l’aver reso testimonianza con la propria vita al Messia risorto, assunto in cielo, vivente e glorioso alla destra di Dio (cf. At 7,55-60), è valso per loro più di qualsiasi altro onore.

Lascia un commento

{{resultMessage}}