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«Fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio»

Ascensione del Signore

At 1,1-11; Sal 46 (47); Ef 4,1-13; Mc 16,15-20

Il brano evangelico di questa domenica presenta le ultime battute del Vangelo di Marco. Anche se per una grande parte degli studiosi quest’ultima sezione del c. 16 viene considerata un’appendice risalente al II secolo, e quindi successiva al resto del Vangelo, è vero che senza i racconti delle apparizioni − e in ultimo dell’assunzione al cielo di Gesù − il racconto rimarrebbe monco e si chiuderebbe con il silenzio delle donne, atterrite dalla scoperta del sepolcro vuoto. Al di là comunque di questi particolari «storico-critici», vorrei fermarmi su alcuni aspetti del testo che la liturgia oggi ci propone. 

Il primo riguarda la formulazione del cosiddetto «mandato missionario»: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura». La singolarità di questo mandato sta proprio in questa espressione: «a ogni creatura».

I destinatari del Vangelo, sembrerebbe affermare Marco, non sono solo gli esseri umani, ma ogni realtà creata, ovvero anche gli animali, le piante e tutto ciò che fa parte del creato. Bene lo aveva compreso san Francesco, indirizzando il suo cantico a tutte le creature; compresa sorella morte, sottolineando così che la morte è compresa nel limite creaturale e non può andare oltre.

Tutto questo apre a uno sguardo molto più ampio, proprio della portata «rivoluzionaria» dell’evangelo, della «buona notizia» che abbraccia tutta la realtà del mondo: destinatari della salvezza sono tutte le realtà create, tutto il creato è coinvolto nell’annuncio del regno di Dio ed è destinato a vivere in pienezza. 

Il testo di Marco, però, sembra subito dopo restringere il campo: «Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato». Il fatto, però, che l’espressione «sarà battezzato» risulta al passivo, cioè non si dice «da chi», lascia aperto il campo, e soprattutto rimanda, come una stretta conseguenza, all’atto del credere. Si potrebbe qui intravvedere il fondamento di quello che viene definito il «battesimo di desiderio».

Al di sopra di tutto viene poi sottolineata la signoria di Gesù, elevato «al cielo» e seduto «alla destra di Dio». È proprio questa signoria di Gesù che permette a tutti i credenti − e non solo agli «undici» − di manifestare tutta una serie di «segni». 

Si tratta dell’elenco di cinque «segni» che si ritrovano nei racconti dei miracoli narrati negli Atti degli apostoli, ma in quel caso associati unicamente agli apostoli. Tra questi ci sono l’espulsione di demoni (At 16,16-18), il parlare in lingue (At 2,1-11), la manipolazione di serpenti senza subire danni (At 28,3-6), e la guarigione di malati (At 3,1-10; 9,31-35; 14,8-10; 28,8-9). Solo il segno riguardante il veleno non ha un parallelo diretto negli Atti e potrebbe essere quindi attribuito a una tradizione orale.

È importante notare che tutti questi segni avvengono nel nome di Gesù, ossia sotto la sua autorità o invocando esplicitamente il suo nome. In altre parole, il messaggio centrale non si focalizza sui miracoli/segni in sé, ma sul fatto che, come conclude Marco stesso, «il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano».

Al di là di qualche setta o di qualche persona non psichicamente equilibrata, oggi nessuno si aspetta di assistere al ripetersi di tali segni, ma questo non preclude la sostanza del messaggio, che ancora oggi è di primaria importanza: l’agire e il confermare con la Parola, da parte del Signore risorto, l’azione dei suoi discepoli.

Piuttosto bisognerebbe chiederci come comprendere, e quindi vedere, anche oggi, la sua azione e la conferma della sua Parola. Per farlo, forse, non dobbiamo accedere in Internet o leggere un giornale, non dobbiamo cercarlo in una scala macroscopica, ma in quelle che possiamo chiamare le pieghe del nostro quotidiano, i fatti che non fanno notizia, che non fanno scalpore, ma che ogni giorno testimoniano la forza e la vitalità con cui il Signore si fa presente a chi lo invoca. 

 

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