Francesco - Dialogo interreligioso: verso una teologia della fratellanza - Speciale Francesco
Con l’elezione di papa Francesco, nel 2013, ha ripreso consistenza il cammino del dialogo interreligioso, che si era raffreddato durante il pontificato di Benedetto XVI per due episodi che avevano messo in crisi i rapporti con il mondo islamico: il discorso di Regensburg nel settembre 20061 e il discorso al corpo diplomatico del gennaio 2011, commentando gli attentati dinamitardi a due chiese in Egitto.2
La ripresa del dialogo portò alla visita di una delegazione della Santa Sede all’Università islamica sunnita di al-Azhar nel 2016, e – nel maggio dello stesso anno – alla prima visita di uno sceicco di al-Azhar (Ahmad al-Tayyeb) in Vaticano per incontrare papa Francesco.
Nell’aprile dell’anno successivo, il 2017, papa Francesco accettò di partecipare a una conferenza internazionale sulla pace organizzata dal grande imam di al-Azhar, e questi passi di riavvicinamento condussero allo storico Documento di Abu Dhabi: il 4 febbraio 2019 negli Emirati Arabi Uniti papa Francesco e Ahmad al-Tayyeb, il grande imam di al-Azhar, firmarono solennemente un Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune.3
Nell’ultima tra le invocazioni con cui si apre il Documento si afferma: «Al-Azhar al-Sharif – con i musulmani d’Oriente e d’Occidente –, insieme alla Chiesa cattolica – con i cattolici d’Oriente e d’Occidente –, dichiarano di adottare la cultura del dialogo come via; la collaborazione comune come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio».
Non si tratta di un documento di dialogo interreligioso in senso stretto, è più un memorandum di azione comune, tuttavia è un punto di non ritorno nel percorso di amicizia tra l’islam e il cristianesimo. Anche qui si può parlare di un «processo aperto»,4 di cui il Documento di Abu Dhabi costituisce un momento importante.
Anche l’enciclica Fratelli tutti «sulla fraternità e l’amicizia sociale» – firmata ad Assisi il 3 ottobre 2020 – rappresenta un riferimento importante in questo ambito, poiché il dialogo interreligioso ne costituisce l’orizzonte di fondo. Esso è qui presentato come una «necessità» politica e culturale, finalizzata a neutralizzare lo scontro di civiltà. Nell’ottavo e ultimo capitolo, «Le religioni al servizio della fraternità nel mondo», il papa delinea il percorso su cui intende avviare la Chiesa cattolica rispetto al dialogo con le altre religioni: «Stabilire amicizia, pace, armonia e condividere valori ed esperienze morali e spirituali in uno spirito di verità e amore».5
L’obiettivo ultimo secondo Francesco è cooperare a compiere il disegno di Dio, realizzato misteriosamente attraverso la pluralità delle religioni, di riunire l’intera famiglia umana e assumere una responsabilità comune per il suo ambiente, l’intera creazione.
All’interno di questo progetto del pontificato si possono ricordare altri momenti.
Durante il viaggio in Iraq, nel marzo 2021,6 Francesco ha inteso avviare un cammino di fraternità con l’islam sciita, guidato dall’ayatollah Sayyd Ali al-Sistani, che Francesco ha incontrato il 6 marzo a Najaf. Allo stesso ha poi scritto due anni dopo.7 Come noto, infatti, l’islam è diviso al suo interno tra sunniti (famiglia in cui si colloca l’università di al-Azhar) e sciiti, in una relazione conflittuale tra loro.
Nel 2022 poi il papa si è recato nel Regno del Bahrein per il primo «Forum del Bahrein per il dialogo: Est e Ovest per la coesistenza umana», organizzato dal re Hamad per proseguire il percorso avviato con il Documento di Abu Dhabi. Nel suo intervento conclusivo al Forum ha ribadito la necessità della libertà religiosa, mentre il grande imam di al-Azhar Ahmad al-Tayyeb ha rivolto un appello al mondo islamico perché s’impegni a superare le divisioni tra sunniti e sciiti come premessa per la pace: «Eliminiamo insieme ogni discorso di odio, provocazione e scomunica e mettiamo da parte il conflitto antico e moderno in tutte le sue forme e con tutte le sue propaggini negative. Rivolgo, con cuore amorevole per tutti, questo speciale appello ai nostri fratelli musulmani sciiti. Ribadisco che gli alti studiosi di al-Azhar e del Consiglio musulmano degli anziani e io siamo pronti a ospitare un incontro simile con cuore aperto e mani tese, in modo da poterci sedere insieme intorno a un tavolo per mettere da parte le nostre differenze e rafforzare la nostra unità islamica».8
E nel 2022, al VII Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali (Nur-Sultan, Kazakistan, 14-15 settembre), Francesco ha nuovamente incontrato il grande imam di al-Azhar e ha affrontato il tema della responsabilità delle religioni per la pace: «Come possiamo pensare che gli uomini del nostro tempo, molti dei quali vivono come se Dio non esistesse, siano motivati a impegnarsi in un dialogo rispettoso e responsabile se le grandi religioni, che costituiscono l’anima di tante culture e tradizioni, non si impegnano attivamente per la pace?».9
Anche Ahmad al-Tayyeb ha sottolineato il ruolo delle religioni per la pace e per fermare il declino della civiltà, mentre la Dichiarazione finale ha annunciato l’elaborazione di un «Progetto per lo sviluppo del Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali» come piattaforma di un dialogo interreligioso globale per il 2023-2033.
Daniela Sala
1 Cf. Regno-att. 16,2006,509; Regno-doc. 17,2006,540.
2 Cf. Regno-doc. 3,2011,66.
3 Regno-doc. 5,2019,129.
4 Cf. Regno-doc. 7,2023,250 e in questo numero a p. 8.
5 Francesco, lett. enc. Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale, 3.10.2020, n. 271; Regno-doc. 17,2020,571.
6 Cf. Regno-att. 6,2021,139; Regno-doc. 7,2021,193.
7 Regno-doc. 7,2023,254.
8 Regno-doc. 21,2022,655.
9 Regno-doc. 17,2022,513.