Sinodo sulla sinodalità: ultima chiamata
«Grande sarebbe la delusione se al termine del cammino l’Assemblea sinodale non fosse capace d’avanzare al papa almeno alcune proposte di riforma, che rispondano alle questioni più sentite nel popolo di Dio e se il papa non le accogliesse». Per contribuire a questo «atteso slancio», e in risposta a una precisa richiesta contenuta nella Relazione di sintesi della prima sessione (2023), il saggio del teologo Severino Dianich focalizza alcuni aspetti. Detto dell’atmosfera «pacifica e serena» in cui si è svolto l’evento, propiziata dalla «regola della conversazione», sottolinea la necessità di chiarezza sul significato della «sinodalità», che riguarda specificamente l’assunzione di decisioni, e la messa a fuoco del suo rapporto con la «collegialità». Decisiva la questione affrontata nella parte successiva: se oggi è urgente «riprendere la diffusione esplicita e diretta del Vangelo, anche nei paesi d’antica o plurisecolare tradizione cristiana» e se tale diffusione non può che essere affidata ai «missionari del quotidiano», i cristiani adulti, nella rete interpersonale nella quale vivono e operano, sono i primi chiamati a praticare la sinodalità (il che chiama in causa anche una riforma del Codice di diritto canonico). Le ultime due parti del saggio insistono, infine, su due questioni ecclesiali sulle quali l’opinione pubblica è in genere particolarmente attenta: quella della donna nella Chiesa, rispetto alla quale la prossima assemblea non dovrà eludere «il vero nodo da sciogliere» dell’ordinazione al diaconato, e quella dei fedeli che restano «esclusi da alcuni momenti della vita della Chiesa, come i divorziati» risposati «e le persone LGBTQ».
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