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Attualità
Attualità, 20/2021, 15/11/2021, pag. 626

Italia - Cinema: oltre la notte

La settima arte elabora continuamente il tema della morte

Arianna Prevedello

Il cinema non si stanca d’abitare le verità ultime e di prepararci a dirupi inospitali. Con buona pace dei produttori che sempre più si vedono consegnare script con questo accento drammatico, il cinema adempie egregiamente alla sua funzione di processore artistico, sminuzzando la vita nei suoi sintagmi fondamentali. Tra questi non poteva sfuggire quello che guarda con franchezza alla morte o alla sua ipotesi, allontanando così sempre più l’orizzonte di un cinema di evasione, per tramutarsi piuttosto nel biglietto per uno spettacolo che proietta, invece, nelle viscere meno certe della vita, nelle poche cose che continuano a farci veramente paura e riportandoci di conseguenza a dinamiche di umiltà altrimenti inaccessibili.

Con coraggio e determinazione il cinema prosegue la sua indagine sulla fine, sui passaggi, sulle separazioni, sulle liturgie d’appropriazione del lutto e della sua elaborazione, sulla spiritualità che si apre nei dintorni degli addii, sulla fiducia di un legame che ha bisogno di nuove trasformazioni. Succederà di andarsene. Saremo colti dalla morte o noi coglieremo il suo arrivo. Accadrà anche, se già non ci accompagna da tanto, di patire il dolore di una perdita e con esso la tentazione del nonsenso di questa nostra esistenza.

Non possiamo esimerci da tutto ciò e il cinema, sempre fedele alla vita, fa altrettanto. Il cinema non si stanca d’abitare le verità ultime e di prepararci a dirupi inospitali. Con buona pace dei produttori che sempre più si vedono consegnare script con questo accento drammatico, il cinema adempie egregiamente alla sua funzione di processore artistico, sminuzzando la vita nei suoi sintagmi fondamentali. Tra questi non poteva sfuggire quello che guarda con franchezza alla morte o alla sua ipotesi, allontanando così sempre più l’orizzonte di un cinema di evasione, per tramutarsi piuttosto nel biglietto per uno spettacolo che proietta, invece, nelle viscere meno certe della vita, nelle poche cose che continuano a farci veramente paura e riportandoci di conseguenza a dinamiche di umiltà altrimenti inaccessibili.

Bruno Salvati, il protagonista di Cosa sarà di Francesco Bruni, affetto da mielodisplasia, rivela proprio tutta questa sua paura all’ex moglie in ospedale interrogandosi per la prima volta su quanto ingiusto sia stare in ospedale se la guarigione non è per niente certa. E qualcuno di noi magari s’interroga come Bruno Salvati per la prima volta con un film. Altri nel film trovano, viceversa, le stampelle per camminare in un tempo dove i passi dell’anima guardano ai cari deceduti o il lessico emozionale per dare un nome a quanto li ha attraversati in tanti anni di vita e, in essa, di scomparse sempre più fitte. Il film raggiunge, in sostanza, inevitabilmente cimiteri interiori sempre molto diversi tra loro e su di essi si posa con una impressionante generatività.

Il COVID e la morte: evento individuale e collettivo

La stessa che si palesò al regista Andrea Segre impegnato sul set di Welcome Venice e che vedendosi interrotto all’improvviso dal lockdown nella sua professione, rimase in laguna cogliendo in quell’isolamento la forza e la nostalgia di una domanda di elaborazione del lutto paterno. Da questo sguardo non calendarizzato è nata poi l’opera filmica Molecole, una delle prescelte per il progetto «Oltre la notte» dell’Associazione cattolica esercenti cinema (ACEC), da sempre impegnata nel sostegno delle sale cinematografiche e del cinema di qualità.

In collaborazione con la piattaforma MyMovies, l’associazione delle Sale della comunità ha, infatti, lanciato un’iniziativa che ha unito la fruizione in streaming con il ritorno in presenza a pieno regime nella sala cinematografica: «Oltre la notte», una rassegna di 10 film e 2 incontri dedicati al tema della perdita e del lutto da seguire sul web e l’omaggio di un biglietto per una sala della comunità per tutti quelli che acquisteranno l’abbonamento su MyMovies.

La rassegna «Oltre la notte. La perdita e il lutto nel cinema» è nata dall’omonima pubblicazione, sempre promossa dall’ACEC (a cura di Tiziana Vox, per le edizioni Effatà), che mette a fuoco le potenzialità del cinema (classico e recente) nel racconto della morte e del lutto, esperienze sia individuali sia collettive, come l’emergenza COVID ci ha tragicamente dimostrato. La prospettiva da cui muove l’iniziativa non è quella del «memento mori», quanto piuttosto la «meditatio vitae» ovvero l’elaborazione del lutto come primo passo per ricostruire un percorso di vita e di speranza.

Sono stati inclusi nella rassegna streaming film davvero differenti: Molecole (2020) di Andrea Segre, dedicato alla città di Venezia; Al Dio ignoto (2020) di Rodolfo Bisatti, che racconta la vicinanza fra un’infermiera e i suoi pazienti; Alabama Monroe (2012), la pellicola pluripremiata di Felix Van Groeningen che svela i meccanismi interni dell’amore e della sofferenza; il poetico Still life di Uberto Pasolini, premiato come miglior regia nella sezione Orizzonti del Festival del Cinema di Venezia nel 2013; Departures, il film del 2008 di Yojiro Takita che celebra l’amore e la dolcezza dietro ai riti funebri; The Farewell – Una bugia buona (2019) di Lulu Wang, che racconta l’incontro fra una nonna cinese e una nipote naturalizzata americana; Mi sono innamorato di Pippa Bacca, è la sconvolgente storia della nota pacifista uccisa in Turchia raccontata dalla viva voce dei suoi familiari e raccolta da Simone Manetti nel 2019; e poi il tragicomico Una settimana e un giorno (2016) di Asaph Polonsky, regista statunitense d’origine israeliana alla sua opera prima, il curioso road movie Easy un viaggio facile facile (2016) di Andrea Magnani; e infine la commovente storia della piccola Frida, orfana dei genitori, in Estate 1993, lungometraggio di Carla Simón del 2017.

Nella pubblicazione omonima, invece, sono stati messi a tema con letture a più voci anche tanti altri film, accompagnati anche da saggi panoramici sul tema dedicati sempre al cinema contemporaneo, ma ad alcuni grandi maestri-pilastri del passato come Ingmar Bergman e Pier Paolo Pasolini. Tanti sono gli esperti-critici che hanno collaborato alla pubblicazione: Brunetto Salvarani, Vittorio Lingiardi, la sottoscritta, Tiziana Vox, Paolo Perrone, Francesco Crispino e Annamaria Pasetti, quest’ultima impegnata in particolare con il saggio «Terrence Malick – In Absentia» a comprendere meglio il viaggio malickiano.

«Il CinemaMondo di Terrence Malick – scrive Pasetti – può essere immaginato come un moto perpetuo che lentamente percorre la sottile linea del misterioso passaggio dell’essere vivente su questo pianeta. Nell’ambito di un viaggio fatto di audiovisioni superbe e sublimi, si assiste a una partecipazione totale col Creato in cui l’essere umano persegue la sua eterna quest sulle tracce di significati inaccessibili, nel tentativo di dare un senso al Tutto, ovvero a se stesso. Tale ricerca parte dal caos originario e arriva alla coscienza, passando necessariamente per la genesi (madre e padre), i legami di sangue (fratelli), l’amore, e la morte, dalla quale può ripartire una vita nuova, spirituale e riconciliata col Creato stesso. La morte è dunque punto di arrivo e di (ri)partenza del viaggio malickiano, così come è conditio sine qua non per la presa di coscienza dell’umanità rispetto alla propria finitezza terrena».

Arrendersi alla vita

Sono così tante le produzioni che in quest’ultimo decennio hanno anche solo sfiorato il tema della perdita e del lutto, che una lista completa di questi film richiederebbe più di una pubblicazione e infinite rassegne. Non avendo, in realtà, il progetto «Oltre la notte» nessuna pretesa d’esaustività, ma cercando piuttosto d’indicare alcune dinamiche di senso attorno alla morte e all’elaborazione del lutto presenti nel linguaggio cinematografico contemporaneo, è valsa la pena soffermarsi sulla ricorrenza duale che ritorna in molte delle opere filmiche prescelte: la resistenza al morire e la resa alla vita, come due facce della stessa medaglia, due condizioni esistenziali, in termini di drammaturgia, davvero molto fertili.

In queste storie che curano si trovano, in definitiva, argini contenitivi dove dimorare in attesa della morte come in attesa della vita. Il cinema contemporaneo sembra essersi arreso anch’esso alla sofferta consapevolezza che vivere autenticamente il lutto significa null’altro, in definitiva, che imparare gradualmente a morire, un atto d’amore incondizionato a cui il linguaggio cinematografico continua a dare il suo rinnovato contributo immaginifico.

Il saggio «Tra Resistenza e resa: storie che curano. L’elaborazione del lutto nel cinema contemporaneo» e le relative schede d’approfondimento prendono in esame solo alcuni, una quindicina di titoli circa, dei tantissimi film che in questi ultimi 10 anni hanno indagato il limite dell’essere e le sue disordinate conseguenze su chi rimane. Temporalmente, con Lingiardi, ci siamo dovuti fermare all’analisi di 18 Regali di Francesco Amato con la consapevolezza che già poco dopo la nostra lista si sarebbe obbligatoriamente rinnovata con nuove acquisizioni portate dalle nuove uscite cinematografiche.

Imprescindibile, allora, in tal senso anche il congedo valoriale dell’austriaco Franz Jägerstätter raccontato in La vita nascosta di Terrence Malick, un capolavoro inatteso che raggiunge altezze spirituali vertiginose. Altrettanto si può dire del polacco Corpus Christi di Jan Comasa, capace di sciogliere un lutto comunitario congelato e al contempo di farci sentire anche il profumo della grazia, il perdono che viene dall’impastare vittime e finti carnefici.

Come pure non si può non citare Nowhere Special, il nuovo film di Uberto Pasolini, il regista del mirabile Still Life: James Norton, nei panni di John, lavavetri e padre single in fin di vita, è il «last but not least» di una schiera di personaggi che per mano ci spingono al di là di ciò che conosciamo verso un’eternità, un’autentica conoscenza. Fotogrammi ed emozioni che, un po’ meno soli, ci inducono di fronte alla fine, ma come avrebbe detto il poeta Rainer Maria Rilke anche «di fronte alla vita». Nel frattempo le sale hanno riaperto e si sono aggiunti Petite Maman, Quo vadis Aida?, Madres Paralelas, Supernova, Il silenzio grande, A white, white day – Segreti nella nebbia; e la lista continua…

 

Arianna Prevedello

Tipo Articolo
Tema Cultura e società
Area EUROPA
Nazioni

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