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Attualità
Attualità, 8/2020, 15/04/2020, pag. 233

Francesco - Clericalismo: storia di una parola

Il magistero pontificio interpreta il mondo, la riforma interna, il dramma della pedofilia

Daniele Menozzi

Nella Lettera al popolo di Dio, con cui il 20 agosto 2018 papa Francesco ha cercato di dare risposta al crescente disagio della comunità ecclesiale per il diffondersi delle notizie sulla pedofilia del clero, si trova una frase che ha richiamato ampia attenzione: «Dire no all’abuso significa dire con forza no a qualsiasi forma di clericalismo» (Regno-doc. 15,2018,459). A ragione Bruna Bocchini ha sottolineato il carattere insolito del riferimento al clericalismo nel magistero romano.1 Vale la pena d’approfondire la questione.

 

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Quella di «papa populista» è una critica che è stata rivolta a Francesco, soprattutto a partire da un insistente richiamo al popolo, in primo luogo sotto il profilo ecclesiologico ma con inevitabili risvolti politici, e poi anche a partire dalle sue radici latinoamericane e più nello specifico argentine. Ma su questo punto nella riflessione di papa Bergoglio si registra un progressivo approfondimento, che ha portato Francesco a superare una concezione «neutra» del termine, fino a identificare chiaramente il populismo come una strumentalizzazione della volontà popolare a scopi di potere personale.

La contrapposizione tra «popolo» e «populismo» costituisce l’esito di un percorso che si snoda nel corso dei dodici anni in cui Bergoglio ha svolto il suo servizio petrino. Ricostruirne, sia pure per sommi capi, le tappe consente di cogliere una dinamica interna al pontificato di Francesco ed eliminare un’ombra che pesa nell’interpretazione del suo esercizio del ministero papale.