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Attualità
Attualità, 6/2020, 15/03/2020, pag. 133

Africa - Locuste: l’ottava piaga

Enrico Casale

Le locuste stanno distruggendo l’Africa orientale. Duecento miliardi di cavallette del deserto (schistocerca gregaria) hanno invaso Eritrea, Etiopia, Kenya, Somalia, Sud Sudan, Uganda, Tanzania e ora si stanno dirigendo verso l’interno, minacciando anche la Repubblica democratica del Congo. Nel loro passaggio divorano vegetazione e raccolti, lasciando il deserto dietro di sé.

 

Le locuste stanno distruggendo l’Africa orientale. Duecento miliardi di cavallette del deserto (schistocerca gregaria) hanno invaso Eritrea, Etiopia, Kenya, Somalia, Sud Sudan, Uganda, Tanzania e ora si stanno dirigendo verso l’interno, minacciando anche la Repubblica democratica del Congo. Nel loro passaggio divorano vegetazione e raccolti, lasciando il deserto dietro di sé.

Questo flagello non ha origini africane. Lo scorso autunno in Yemen la stagione autunnale è stata particolarmente umida e ha favorito la nascita di migliaia di larve. Nel paese, travolto da anni da una sanguinosa guerra civile, non esiste un’autorità in grado di far fronte a questa minaccia. Le larve non sono così state distrutte e si sono formati enormi sciami che, per effetto delle particolari condizioni atmosferiche, sono stati trasportati dalla Penisola araba all’Africa orientale.

Il primo Paese travolto dall’avanzata degli sciami delle locuste è stato il piccolo Gibuti. «Da quanto ho osservato e sentito nelle nostre quattro missioni – ha spiegato all’Agenzia Fides, mons. Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti e amministratore apostolico della Somalia –, a Gibuti le locuste sono solo transitate. Si sono posate per riprendere fiato. Hanno fatto qualche danno ma, tutto sommato, nulla di grave e d’irreparabile. Il problema è che hanno continuato la loro corsa verso Sud. Hanno investito il sud dell’Etiopia e della Somalia e il nord del Kenia».

Qui hanno iniziato a distruggere campi coltivati, vegetazione selvatica, raccolti. Secondo la FAO, l’agenzia ONU per l’agricoltura e l’alimentazione, uno sciame di 1 kmq può arrivare a consumare lo stesso quantitativo di cibo di 35.000 persone; quello di 2.400 kmq recentemente individuato in Kenia ha un tasso di consumo per pasto equiparabile a quello di 85 milioni di persone.

Una maledizione per sistemi agricoli fragili che si stavano, con grande difficoltà, riprendendo dalla grave siccità che ha colpito la regione nel 2018 e dalle alluvioni del 2019.

«Dobbiamo urgentemente intensificare gli interventi per tutelare i mezzi di sussistenza rurali – ha affermato il direttore generale della FAO Qu Dongyu – e aiutare gli agricoltori e le loro famiglie. Non c’è tempo da perdere». Secondo la FAO, servono almeno 76 milioni di dollari per rispondere efficacemente e proteggere la sicurezza alimentare di circa 13 milioni di persone. Finora, tuttavia, sono stati raccolti solamente 22 milioni di dollari (dei quali 10 donati dall’Unione Europea).

Dove manca lo stato…

Sul territorio, i singoli paesi si stanno attrezzando. Il Kenya ha inviato al Nord aerei attrezzati per spruzzare insetticidi sugli sciami. In Uganda, 2.000 soldati sono entrati in azione e le autorità hanno predisposto 36.000 litri di pesticidi da spruzzare nella regione nord-orientale di Karamoja, per ora quella più colpita.

In Tanzania esemplari di locuste sono stati avvistati nei pressi del monte Kilimanjaro. Secondo gli esperti, sciami sono diretti anche verso il Sudan e il Burundi. A destare «estrema preoccupazione» nella FAO è il fatto che le locuste abbiano iniziato la deposizione e la cova delle uova su larga scala, «una riproduzione al di sopra della norma». Se non verranno messe in campo misure eccezionali, i 200 miliardi di locuste potrebbero diventare 500 miliardi entro giugno, con ulteriori gravissimi danni sull’intero sistema economico regionale.

Il vero problema è quello dei paesi in cui non esiste una struttura organizzata sul territorio perché le istituzioni sono deboli. La risposta diventa quindi molto difficile e a soffrirne sono soprattutto le popolazioni più povere, quelle che vivono nelle campagne. In particolare, la Somalia che è considerato il paese più fragile a causa della complicata situazione politica. Lì, sempre secondo la FAO, un milione di persone è già vittima di una grave insicurezza alimentare e almeno 2,8 milioni sono a rischio.

«La diffusione delle locuste è un fenomeno grave – osserva mons. Bertin – e, infatti, tutte le nazioni del Corno d’Africa hanno messo in campo misure per contrastarne l’espansione. In Somalia, però, tutto è più complicato. Nell’arco di due anni, la popolazione ha dovuto far fronte alla siccità, alle inondazioni e ora all’invasione di questi insetti. Sono tre sfide che hanno provato duramente le comunità locali e di fronte alle quali le istituzioni statali e regionali sono rimaste impotenti. Qui lo stato esiste solo sulla carta. Le autorità non prendono decisioni o sono impossibilitate a farlo per l’instabilità causata dai combattimenti continui. A rimetterci sono le popolazioni più povere che non possono nulla di fronte a tragedie di questo tipo».

Intanto, la maledizione delle locuste sta tornando a minacciare anche il Medio Oriente. Gli sciami, aiutati dai venti favorevoli, dopo aver invaso l’Africa orientale, stanno tornando nella Penisola araba e si stanno spingendo verso Nord-est dove hanno toccato Qatar, Bahrein e Kuwait. Sono stati registrati sciami anche in Iraq, nell’area di Bassora. Altri sciami, dopo aver attraversato il Golfo Persico hanno invaso l’Iran. Ulteriori ortotteri adulti, da Est, provenienti da India e Pakistan si stanno dirigendo verso il paese degli ayatollah. Insieme all’emergenza coronavirus, questa sarà la grande sfida che Africa e Asia si troveranno ad affrontare insieme nel 2020.

 

Tipo Articolo
Tema Vita internazionale
Area AFRICA - MEDIO ORIENTE
Nazioni

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