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Attualità
Attualità, 14/2018, 15/07/2018, pag. 405

Dibattito - La scuola che vorrei: in affanno

Insegnanti motivati, studenti con il senso del limite, famiglie autorevoli: solo un tempo che fu?

Alessandra Deoriti

Si sente dire a volte che un tempo nella scuola c’era più disciplina. Io direi semplicemente che erano più chiari i giochi di ruolo. Nel mio liceo Galvani, da me frequentato negli anni Sessanta del secolo scorso, con professori di chiara fama, fra i quali anche accademici di valore, e con alunni provenienti, in buona percentuale, da famiglie delle classi più agiate di Bologna, dove le ragazze facevano ancora il debutto in società con il ballo delle diciottenni: bene, in questo antico liceo la disciplina non era quella di una caserma, anzi.

 

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Nessuna nostalgia per i modelli autoritari di tanta storia passata, impositivi, punitivi, repressivi; per il padre-padrone, per i castighi umilianti in collegio, a scuola, in casa; per la stagione in cui ai bambini era fatto divieto di parlare se non interpellati, o in cui il destino dei figli, e soprattutto delle figlie, era spesso condizionato dalla volontà del clan famigliare. Nessuna nostalgia: ma nell’istruttivo gioco del confronto tra passato e presente, consci che le derive del costume possiedono una forza vincente, possiamo se non altro constatare alcune criticità dei nuovi modelli. 

Attualità, 2017-18

A. De Bernardi, A. Preti (a cura di), La Resistenza, il fascismo, la memoria

Bologna 1943-1945

Alessandra Deoriti

Malgrado l’abbondanza di monografie e miscellanee sulla storia della Resistenza nel bolognese susseguitesi nel tempo quasi senza soluzione di continuità, si attendeva un volume come questo per colmare una lacuna a più riprese segnalata dagli studiosi con qualche stupore: da non intendersi come mancanza o scarsità di materiali storiograficamente utilizzabili, ma piuttosto, a fronte di un consistente sforzo di raccolta e indagine delle fonti condotto da personaggi pionieristici come Luigi Arbizzani, Nazario Sauro Onofri e Luciano Bergonzini, per non dire di altri, come una sorta di paralisi del pittore a passare dallo studio dei particolari all’effetto d’insieme.