Ecumenismo - Diversità riconciliata: storia di un percorso ecumenico
Varcare una soglia può diventare un evento: papa Francesco è stato il primo pontefice nella storia ad attraversare il portone della Chiesa evangelica valdese di Torino, lo scorso 22 giugno (cf. Regno-att.7,2015,442). In essa sono risuonate le parole dell’intervento del moderatore Eugenio Bernardini, che ha sottolineato come il gesto del pontefice abbia significato l’aver superato un muro, eretto oltre otto secoli fa, per entrare nella visione dell’unità tra i cristiani intesa «come diversità riconciliata» (cf. Regno-doc. 25,2015,9). Ma cosa significa «diversità riconciliata»? Come si è giunti a elaborare tale modello ecumenico? Torna, forse, utile ricordare che l’attuale spinta al dialogo ecumenico ha avuto inizio grazie all’iniziativa dell’ambiente ecclesiale nordamericano, storicamente caratterizzato dall’effervescenza confessionale di più «campanili» appartenenti a diverse denominazioni cristiane. Nulla di strano, pertanto, che la Chiesa episcopaliana negli Stati Uniti assunse illo tempore il ruolo guida in campo ecumenico. È proprio dalla tradizione anglicana – posta com’è a metà strada tra il mondo cattolico e quello protestante – che si elaborò ciò che diventerà noto nel 1888, in occasione della III Conferenza di Lambeth, come il Quadrilatero di Lambeth.
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