Attualità, 2/2015, 15/02/2015, pag. 85
Ecumenismo 50 anni dopo: chi soffre per la divisione?
Dallo slancio del Vaticano II agli scontri sull'etica. Le nuove comunità prive di memoria
Il 21 novembre 1964 papa Paolo VI promulgava l’Unitatis redintegratio, il decreto del concilio Vaticano II sull’ecumenismo. Quest’ingresso della Chiesa cattolica romana nell’ecumenismo modificava profondamente il paesaggio ecclesiale, benché il movimento ecumenico fosse cominciato molto prima di quella data. Ci sono tutte le ragioni per celebrare questo cinquantesimo anniversario e per cercare di proporre oggi una sintesi dell’itinerario e della situazione dei nostri dialoghi ecumenici. L’ecumenismo ha molte sfaccettature e ciascuna di esse dovrebbe essere oggetto di un approfondimento specifico: l’ecumenismo spirituale, l’ecumenismo diaconale, l’ecumenismo politico e non da ultimo l’ecumenismo locale a livello di comunità di base delle nostre Chiese. Il presente contributo si concentra sull’aspetto più dottrinale: le conclusioni dei dialoghi a cui il Concilio ha dato un impulso particolare. La prima parte di questo contributo si sforza di proporre un bilancio globale dei dialoghi dottrinali, la seconda cerca di comprendere le sfide che oggi è necessario raccogliere.
La lettura dell'articolo è riservata agli abbonati a Il Regno - attualità e documenti o a Il Regno digitale.
Gli abbonati possono autenticarsi con il proprio codice abbonato. Accedi.