Attualità, 20/2014, 15/11/2014, pag. 726
Don Milani e le parole consumate
C’è un potere (buono) della parola. Il credente si muove dentro questo potere buono. Lo conosce perché in principio era il Verbo, e una creazione dalla parola è qualcosa d’imprescindibile, con cui si deve fare i conti ogni volta che la tentazione dell’idolo s’affaccia nella nostra vita e nella storia.
E anche perché la presenza di Dio nella storia, dopo la vicenda breve della vita terrena di Gesù, sta nella Parola e un Dio che accetta di abitare la Parola le conferma, le riconferisce un potere straordinario, uno statuto straordinario. Anche se è un potere particolarissimo, che si appella alla libertà dell’uomo che può prendere, leggere, abbandonare, farsi trasformare, disprezzare, riprendere, ricordare o dimenticare.
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