Attualità, 20/2014, 15/11/2014, pag. 692
COMECE - Da Verdun a Bruxelles: conflitti e interessi
«Non rivedrete più le montagne, i boschi, la terra / occhi belli dei miei soldati che avevate solo 20 anni / E che siete caduti in quest’ultima primavera / quando dolce più che mai era la luce. / Non osavamo più pensare al risveglio dei campi d’oro / che l’alba rivestiva della sua gloria iridescente; Solo la guerra oscura occupava i pensieri / quando, in fondo ai borghi si è saputo della vostra morte». Questi versi sono del poeta belga «pacifista» Emile Verhaeren (1855-1916) e sono risuonati nella cappella dell’ossario di Verdun, l’11 novembre scorso, là dove sono custoditi i resti dei 130 mila soldati senza nome che fanno parte del cumulo di morte seminato su quei campi di battaglia in cui si fronteggiarono gli eserciti di Francia e Germania fra il febbraio e il dicembre 1916. In questo luogo i vescovi della Commissione degli episcopati della Comunità Europea (COMECE) hanno compiuto un pellegrinaggio commemorativo per ricordare i 100 anni dallo scoppio del primo conflitto mondiale.
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