Attualità, 12/2013, 15/06/2013, pag. 391
Salute e malattia, rilettura sul filo della testimonianza. Il dolore e la salvezza
Soprattutto nella sua dimensione popolare e devozionale, ma anche in quella magisteriale, il cattolicesimo deve ancora fare i conti con la malattia e in generale con la sofferenza. Sono ancora molto diffusi modi di pensare e di pregare improntati a un certo «dolorismo», angelismo
e spiritualismo imperanti in tutta l’età moderna e profondamente inadatti a entrare in contatto con il mondo contemporaneo, nel quale il corpo – con le sue esigenze e il suo desiderio di vita, di salute, di relazione – assume sempre maggiore centralità.
Gesù riacquista e dona la vita proprio perché l’ha persa e l’ha offerta: tornare al nucleo del messaggio evangelico, che vede al centro una vita incarnata senza mai idolatrarla o considerarla un bene «oggettivo
e indisponibile», consente una morale della relazione e della responsabilità. Essa non si basa su un astratto universalismo,
ma su una presa di coscienza che il valore della vita va misurato con vari parametri, il primo dei quali potrebbe essere il rapporto con gli altri, e con Dio.
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