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Attualità
Attualità, 10/2012, 15/05/2012, pag. 293

Italia - Etica e politica: il dissenso etico. Il riferimento al valore nel dibattito pubblico

M. Ivaldo
Il riferimento a valori è oggi una caratteristica abbastanza frequente dei discorsi pubblici. Vorrei accennare a due manifestazioni di esso che ritengo significative perché esprimono due diverse, anzi opposte, prese di posizione sui «costumi» (mores, ethos), e che per questo mi sembrano interessanti per la ricerca etica. Da alcuni si richiama che le moderne società democratiche siano caratterizzate da un insuperabile «politeismo dei valori», che si presentano come il risultato ultimamente non-fondabile di decisioni meramente soggettive. (…) Da altri si sottolinea invece l’esigenza di porre a fondamento della convivenza fra i diversi soggetti un pannello di «valori non negoziabili», che sono radicati nella natura stessa dell’uomo, e che soli sarebbero in grado di offrire i prerequisiti indispensabili per la costruzione del bene comune.

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La libertà e Dio. Pareyson, Dostoevskij e il «crogiolo del dubbio»

M. Ivaldo
Pareyson ha presentato la sua ultima filosofia co me un’ontologia della liber tà, che doveva de cli narsi come un’ermeneutica filosofica dell’esperienza religiosa, e che si pre senta in concreto come un ripensamento filosofico del cristianesimo.1 La natura filosofica di questa ermeneutica risiede nel fatto che essa doveva saper trarre dall’esperienza religiosa significati e motivi universalmente umani, capaci cioè di suscitare e richiamare l’interesse, se non il consenso, di ogni essere umano, credente o non credente. Si trattava per Pareyson non di rinnovare o aggiornare il cristianesimo, ma di «ritrovarlo» passando attraverso la crisi moderna dell’ateismo e del nichilismo. Non è possibile infatti per lui ritrovare il cristianesimo grazie a un semplice richiamo alla tradizione; tale richiamo de ve essere allo stesso tempo un approfondimento creativo, richiesto e dettato dalla crisi stessa, crisi che non può essere ignorata, ma deve essere affrontata e vissuta in tutta la sua radicalità.
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M. Ivaldo
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M. Ivaldo
Il concilio Vaticano II ha segnato un avanzamento, a livello di teologia pratica, nella riflessione sul laicato cristiano, ma nei quarant’anni successivi quel risultato non solo non si è consolidato, ma nei fatti è stato ridimensionato. L’ecclesiologia di comunione ha, da un lato, messo a fuoco come tutto il popolo di Dio nel suo insieme sia responsabile dell’unica missione della Chiesa e, dall’altro, come propria e peculiare dei laici sia l’«indole secolare». Il teologo Citrini ricostruisce innovazioni e limiti intervenuti in questo percorso, mentre, sul tema della responsabilità esercitata in saeculo, il filosofo Ivaldo sviluppa il tema dell’autonomia e della mediazione culturale del laico cristiano in uno spazio pluralistico come quello attuale della nostra civiltà.