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Attualità
Attualità, 4/2011, 15/02/2011, pag. 126

La Chiesa, Israele e le nazioni. Destino singolare, elezione comune

E. Pinot
Sulla comprensione dei propri rapporti con Israele e dei rispettivi ruoli nella storia della salvezza, è come se la Chiesa fosse ancora all’anno zero, nonostante la svolta decisiva avviata dal concilio Vaticano II e i gesti compiuti dai pontefici successivi a esso. Eppure si tratta di una questione che non riguarda il dialogo interreligioso, bensì il cuore stesso dell’identità della Chiesa di Gesù, l’idea che essa ha di se stessa, dell’inculturazione della fede presso ogni uomo e la sua comprensione della salvezza. È solo partendo dalla Scrittura che le resistenze sinora manifestate dalla coscienza cristiana possono essere superate, e nello specifico dal «nodo teologico» della Lettera ai Romani di Paolo, un ebreo credente in Cristo, che nei capitoli dal 9 all’11 espone il «mistero» della sorte di Israele. «Questo riconoscimento del dono gratuito al quale Israele non cessa di invitare vieta qualsiasi chiusura dell’ecclesiologia: la Chiesa è irriducibile nel suo mistero; la Chiesa viene da oltre se stessa».

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