Attualità, 18/2009, 15/10/2009, pag. 655
Cerco i miei figli nella Bibbia. Ed esulto quando li trovo
C'è una piccola donna in Atti 12 che va alla porta, riconosce la voce di Pietro – che tutti sapevano in carcere – e «per la gioia» invece di aprirgli corre a darne l’annuncio mentre Cefa là fuori continua a bussare. Chi non ha negli occhi una ragazzina che per la gioia corre dalla parte sbagliata? E la prontezza della «servetta ebrea» della moglie di Naamàn il siro, malato di lebbra, nel Secondo libro dei Re? E la concentrazione della sorella di Mosè che in Esodo 2 osserva «da lontano» che cosa accadrà al cestello di papiro in cui la mamma ha sistemato il fratellino? Io vedo i suoi occhi che guizzano di qua e di là sull’acqua del Nilo. Cerco le somiglianze tra la nostra umanità più genuina, che traspare dai ragazzi, e quella che anima i libri della Scrittura. Esse mi aiutano a intuire il gesto di Gesù che si «mette vicino» un bambino per spiegare chi sia «il più grande», o il suo cuore che non si trattiene quando gli portano un ragazzo che ha cinque pani e due pesci. Ci interesseremo anche a un giovanissimo nipote dell’apostolo Paolo che ha una parte breve ma brillante in Atti 23: è sveglio come i nostri ragazzi che partono con le borse per l’«Erasmus».
La lettura dell'articolo è riservata agli abbonati a Il Regno - attualità e documenti o a Il Regno digitale.
Gli abbonati possono autenticarsi con il proprio codice abbonato. Accedi.