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Attualità
Attualità, 4/2007, 15/02/2007, pag. 121

Dov'era Dio? Una lettura spirituale del genocidio armeno

R. Siranian
La cultura e il vissuto degli armeni sono profondamente segnati ancora oggi dalla ferita del Metz Yeghern, il «Grande male», come essi definiscono il genocidio che subirono per mano turca tra il 1915 e il 1916 e che portò alla morte di un milione di armeni in seguito alla deportazione. La catastrofe è tuttora oggetto di un aspro dibattito politico, diplomatico e storiografico – su questo si concentra l’intervento di Piero Stefani a p. 128 –, e tuttavia il profondo legame che unisce la coscienza nazionale alla fede cristiana ha nel tempo prodotto anche un’elaborazione spirituale di quanto è accaduto, che si è espressa in tutte le possibili forme culturali e artistiche. Il saggio del teologo armeno Robert Siranian offre un originale contributo alla riflessione che l’Europa di oggi può e deve condurre sui genocidi che contrassegnano il suo Novecento e sulle memorie che ancora la dividono, base senza la quale non sono possibili relazioni riconciliate tra i popoli né conseguentemente veri e stabili progressi politici e diplomatici.

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Attualità, 2015-4

Il genocidio degli armeni, 1915-2015: un vissuto martiriale

Grigoris Robert Siranian
Il «Grande male», come gli armeni chiamano il genocidio del loro popolo, si consumò cent’anni fa, a partire dal 24 aprile 1915, in un contesto storico segnato dalla Prima guerra mondiale e dal diffondersi dell’ideologia del panturchismo (G. Uluhogian, a p. 276). Cent’anni dopo, mentre ancora la Turchia rifiuta la definizione di «genocidio» data dagli storici al massacro, le Chiese cattolica e armena (ortodossa orientale) hanno scelto di commemorare la ricorrenza: così ha fatto papa Francesco il 12 aprile, a costo di incorrere in un raffreddamento dei rapporti diplomatici con la Turchia, e così ha fatto anche il catholicos di tutti gli armeni Karekin II, che il 24 aprile ha proclamato martiri le vittime del genocidio (cf. Regno-doc. 14,2015,1ss). La riflessione teologico-spirituale sul «martirio» degli armeni è una prospettiva che fa luce sull’assimilazione di questa tragica esperienza storica e sull’autocomprensione degli armeni come «nazione cristiana» (G.R. Siranian), ma anche sul significato in sé del vissuto martiriale in un momento storico in cui la violenza estrema religiosamente motivata è di drammatica attualità. Con il caso particolare delle donne, che presenta una sua specificità e invoca un supplemento di riflessione e ricerca (P. Stefani, a p. 273).