Attualità, 8/2006, 15/04/2006, pag. 222
Storia cristiana-note su un ritrovamento: il Vangelo di Giuda
All’inizio di marzo è stato presentato a Washington (USA) un manoscritto gnostico dal titolo Il Vangelo di Giuda. Trovato in Egitto nel 1978, il papiro risale al III secolo, traduzione copta di un originale greco collocabile nel II secolo. Il riordino del migliaio di frammenti e la loro decifrazione ha richiesto alcuni anni di lavoro, sovvenzionati da una fondazione svizzera e dalla rivista National Geographic che lo diffonderà. Il lancio pubblicitario poggia sul sensazionalismo che questi temi oggi suscitano, soprattutto quando sono riproposti al di fuori di ogni seria verifica storica, come nel caso del Codice da Vinci. La prima informazione dei media enfatizza indebitamente il contributo del testo alla comprensione del Gesù storico e la sua funzione antisemita. Come se il riscatto gnostico della figura di Giuda fosse una questione centrale per l’antigiudaismo cristiano. Sulla vicenda scrive per noi Gabriele Boccaccini, uno dei massimi esperti italiani di giudaismo intertestamentario, professore all’Università del Michigan (USA).
l Vangelo di Giuda è un testo gnostico-cristiano; la sua pubblicazione rappresenta uno straordinario contributo alla comprensione della vita e della teologia di questa importante componente della storia cristiana nel II-III secolo d.C.
Contrariamente al Codice da Vinci di Dan Brown, che è opera letteraria di pura fantasia (anche se le sue caratteristiche di romanzo «gnostico» fanno sì che le due opere appaiano curiosamente accostate nelle discussioni di questi giorni), con il Vangelo di Giuda siamo di fronte a una fonte di primaria importanza che merita l’attenzione e la considerazione degli storici dell’antichità cristiana e che testimonia della grande diversità del cristianesimo primitivo nel suo difficile cammino verso l’ortodossia. È quindi apprezzabile che l’opera sia oggi resa disponibile anche al di fuori del ristretto ambito degli specialisti.
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