Attualità, 18/2004, 15/10/2004, pag. 638
I giovani e le nuove forme di vita comune: crescere nella fede
È tempo di proporre in forma generalizzata ai giovani credenti o in ricerca l’esperienza di una vita comunitaria intesa come pedagogia della fede. Il suggerimento viene da don Severino Pagani, responsabile dell’Ufficio diocesano milanese per la pastorale giovanile. «Lo stare insieme nella fede aiuta a riscoprire e a valorizzare le energie spirituali delle persone. Attraverso la preghiera, lo studio e la preparazione professionale emergeranno vocazioni attente alla realtà sociale e politica; allo stesso modo, la visione della sofferenza della gente e la passione per il mondo faranno riscoprire il desiderio di vivere momenti intensi di preghiera personale e comune».
Si tratta d’offrire la possibilità di esperienze di vita comune per gruppi giovanili, per tempi limitati e nella continuità degli impegni scolastici o lavorativi: un cenobio per questo tempo, modellato secondo un progetto educativo non improvvistao. Il bisogno di radicalità e la domanda circa il dato essenziale della fede possono convergere in un processo educativo di cui l’esperienza di vita comune è una parte. Nel corso dell’esperienza di vita comune gli animatori possono introdurre i giovani ad alcuni valori centrali come la celebrazione dell’eucaristia, il valore dell’autorità, le opere della misericordia, l’esperienza del lavoro, la passione per la storia degli uomini. L’esperienza della vita comune si configura come un esercizio spirituale, modello simbolico di vita cristiana. L’occasione comunitaria, da calibrare secondo i casi, può far maturare la domanda d’identità verso l’esercizio della missione e quella del futuro verso il profilo della responsabilità.
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