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Attualità
Attualità, 10/2004, 15/05/2004, pag. 354

Antonio Acerbi: lo storico, l'amico

L. Pr.
Il pontificato e la Chiesa italiana: sono l’oggetto di questo studio, uno degli ultimi scritti di don Antonio Acerbi (cf. in questo numero a p. 000), apparso nel volume La Chiesa e l’Italia. Per una storia dei loro rapporti negli ultimi secoli (Vita e Pensiero, Milano 2003). La narrazione non scontata e non cortigiana degli avvenimenti recenti incrocia quattro livelli di narrazione. Il primo riguarda le vicende politiche e istituzionali del nostro paese, inerenti alla fine della Democrazia cristiana. Il secondo analizza il rapporto fra Giovanni Paolo II e la Chiesa italiana, identificando nel convegno nazionale di Loreto (1985) il punto di tensione e progressiva convergenza. Il terzo riguarda la dialettica interna al corpo ecclesiale italiano che in questi decenni ha visto la compresenza e la prevalenza di una tendenza identitaria e disposta alla missione rispetto a quella della mediazione culturale e della testimonianza. Il quarto attiene alle motivazioni profonde: il tratto del primo postconcilio era all’insegna dell’insufficienza della maturazione della fede, quello attuale denuncia piuttosto l’inadeguatezza della cultura cattolica rispetto all’evoluzione sociale. In ogni caso, «la Chiesa italiana è stata partecipe della storia dell’intera comunità nazionale, si è riconosciuta come parte di una vicenda comune, ha avuto con ciò coscienza di essere una Chiesa italiana… ha rafforzato la democrazia ed ha contribuito a rinsaldare l’identità nazionale».

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Il vescovo di Roma

Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani

«Anche se restano da risolvere alcune questioni ecclesiologiche fondamentali… molti dialoghi riconoscono la necessità di un primato per tutta la Chiesa per promuovere l’unità dei cristiani e la missione». Il 13 giugno è stato pubblicato il documento di studio Il vescovo di Roma. Primato e sinodalità nei dialoghi ecumenici e nelle risposte all’enciclica Ut unum sint. Il lungo e analitico testo elaborato dal Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani si propone come «una “raccolta dei frutti” dei recenti dialoghi ecumenici» sulla questione del ruolo del vescovo di Roma per l’unità dei cristiani, tema proposto alla discussione ecumenica da Giovanni Paolo II nel 1995 nell’enciclica Ut unum sint.

Il documento si conclude con una proposta del Dicastero, che individua i suggerimenti più significativi avanzati per un rinnovato esercizio del ministero di unità del vescovo di Roma «riconosciuto dagli uni e dagli altri» (Ut unum sint, n. 95). In particolare il processo avviato nella Chiesa cattolica per riscoprire la sinodalità nella propria vita e missione ha contribuito a evidenziarne la dimensione ecumenica: «La preparazione e la commemorazione congiunta del 1700° anniversario del primo concilio ecumenico (Nicea, 325) potrebbe fornire l’occasione per praticare questa sinodalità tra i cristiani di tutte le tradizioni».

Documenti, 2022-21

I valori umani comuni

Forum per la promozione dei valori comuni tra i seguaci delle religioni

L’11 maggio a Riyadh, capitale dell’Arabia Saudita, si è tenuto il primo Forum sui valori comuni tra i fedeli delle religioni, al quale hanno partecipato tra gli altri il cardinale segretario di stato vaticano Pietro Parolin, il patriarca ecumenico Bartolomeo, il rabbino di Roma Riccardo Di Segni e quello di Firenze Joseph Levi, l’arcivescovo Ivan Zoria della Chiesa ortodossa ucraina. L’iniziativa del Forum è di Muhammad Bin Abdul Karim Al Issa, personaggio politico saudita considerato una delle voci più influenti dell’islam moderato a livello globale e segretario della Lega musulmana mondiale, un’organizzazione non governativa con sede alla Mecca che rappresenta gli aderenti alla fede islamica in tutto il mondo. Il Forum si è concluso con una Dichiarazione sui valori umani comuni, che riconosce il valore della diversità tra le culture e le religioni e l’importanza dei diritti umani, raccomanda alle comunità religiose la costruzione di relazioni basate sulla fraternità, rigetta la strumentalizzazione della religione per fini terroristici, chiede alle istituzioni nazionali e agli organismi delle Nazioni Unite di tutelare la libertà religiosa e la famiglia, lancia alcune iniziative per proseguire sulla strada del dialogo fra le religioni e le culture.