G. Busani
Nella celebrazione rituale la musica può costituire un'apertura alla promessa evangelica. Nello studio che presentiamo questa convizione di fondo fa riferimento a un'associazione (Universa laus), a due documenti (il primo del 1980 e il secondo del 2003) e ad alcuni testi che li illustrano. L'associazione Universa laus è stata fondata a Lugano (Svizzera) nel 1962 e raccoglie alcuni dei massimi esperti della musica nella liturgia diventando uno dei luoghi di ricezione della riforma liturgica del Vaticano II. Il gruppo elaborò fra il 1977 e il 1980 un documento che sintetizzava le linee guida della ricerca cui era giunto. Nell'incontro internazionale di studio di quest'anno (Villa Cognola di Gazzada, Varese, agosto 2003) ha prodotto un secondo documento, dal titolo "La musica nelle liturgie cristiane". I tre articoli che illustrano i contenuti e le diversità dei due testi sono firmati da Giuseppe Busani, direttore dell'Ufficio liturgico nazionale della CEI, che offre una visione generale, da Jean-Claude Crivelli, segretario dell'Ufficio liturgico nazionale della Conferenza episcopale svizzera e membro di Universa laus, e da Vincent Decleire, compositore. Nell'atto liturgico del cantare, la Chiesa si realizza nella sua natura di evento di grazia. La voce non è solo strumento, ma è condizione perché l'evento della preghiera si compia. Musica e canto sono propri dell'uomo e prefigurano la comunità. Il canto liturgico ha funzione educativa e introduce al mistero: il cantore offre se stesso in sacrificio di lode nello Spirito per mezzo di Cristo.
Studio del mese, 15/10/2003, pag. 700